“Private conversations” di Moonmine: una manciata di canzoni da primo della classe
Vuole tradizione che, al principio di ogni nuovo anno, le riviste specializzate si sbilancino indicando quali sono i debuttanti destinati ad affermarsi nell’arco dei mesi seguenti. Quasi come in un gioco di società, si individuano artisti su cui puntare in una costante ricerca di novità. Moonmine ha tutte le carte in tavola per farsi notare: è un giovane musicista indipendente, al suo primo ep di debutto (uno come tanti, direte voi!) e le sei canzoni di “Private conversations” mostrano carattere e un certo stile che incrocia linguaggi di blues, rock e folk balzando a ritroso nel mito del jazz e del funk. Un campionario piuttosto eclettico di cui si apprezzano tutti gli elementi, benché ancora allo stato grezzo ma destinato a crescere. Ecco perché Moonmine non è uno come tanti, ha quel tocco saggio e colto dell’artista maturo, nonostante sia ancora acerbo. Ascoltare per credere.
La coscienza delle parole arriva insieme ad un’evidente logorrea compositiva; “Private conversations” ci appare come un fiume in piena, un diluvio torrenziale di blues e funk (“Berries and flowers”), un’emozione delicata su sofisticate armonie (“I don’t believe you know”). Il ritmo paranoico e spezzato di “The power of hate” ha la stessa forza di un proiettile nello stomaco e quando arriva “Start again” riecheggia una soave melodia che sembra fatta di vetro. Velo di esistenzialismo ad accompagnare “Moon of mine” con accordi in minore e dolenti melodie vocali; così, alla fine, l’incrocio tra elementi fondamentali – struttura del folk, malinconia del blues, elettricità del funk – suona molto alla Beck.
Bravo Moonmine, ci sei piaciuto e speriamo che l’ascoltatore apprezzi la dichiarazione estetica del tuo debutto.
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La recensione PRIVATE CONVERSATIONS - EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-08-03 21:10:34
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