Cantare l'amore: cantautorato eterno, con un pizzico di sperimentalismo
Alcuni dischi, per poterli carpire nel profondo, hanno bisogno di un solo pezzo da cui, piano piano, si costruisce via via il resto. Non sappiamo se le cose siano andate esattamente così ma, almeno per noi, "Le ore romane" è una canzone attorno alla quale ruota tutto "Cantare l'amore", il nuovo disco di Yuri Beretta. Beretta, cantautore che non ha certo bisogno di presentazione essendo sulla scena, letteralmente, da una vita, riesce a questo giro a darci una gamma in più delle sue emozioni. Infatti, utilizzando proprio il già citato brano numero sette, possiamo andare a individuare le caratteristiche principali di questo suo nuovo lavoro.
Abbiamo infatti davanti un album di cantautorato classico che però, e qui Beretta conferma, ancora una volta, il suo estremo gusto nel porsi al genere di appartenenza visto che di tanto in tanto inserisce sonorità e arrangiamenti lievemente sperimentali che riescono a tenere alta l'attenzione dell'ascoltatore. Infatti, al contrario di adagiarsi sugli allori di una forma-canzone classica, Yuri Beretta costantemente distrugge e ricostruisce gli schemi consolidati.
Il risultato è affascinante. Non ha la forza e le gambe per reggersi in piedi totalmente da sola questa direzione artistica "sincretica" e infatti, ogni tanto, l'artista milanese torna "sulla strada mastra" con pezzi più classici, eppure abbiamo tantissimo apprezzato lo sforzo e, perché no, l'audacia.
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La recensione cantare l' amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-12-15 08:07:48
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