Antagonismo politico in musica. Militanza e partecipazione. Sullo sfondo, Torino. Da un lato la musica di Totò Zingaro, voce sofferta e lamentosa; dall’altro quella vitrea e profonda dei racconti di Domenico Mungo. Una spettacolare unione tra due modi diversi di raccontare storie.
Le immagini sono in continuo cambiamento: diapositive di vita quotidiana si accostano a gesti eroici, suicidi di massa a scene d’erotismo: il verso d’apertura del disco “una vagina divaricata spurga piscio ma non è volgare, è bello” ben si sposa con la politica adottata dall’ensemble. “Treni” si propone come un’ideale “Emilia Paranoica 2006” a vent’anni dall’originale dei CCCP. Lo scenario sembra esser diventato più aspro. La noia lascia spazio ad omicidi, suicidi, xenofobia. Una visione cinica e spietata. Un treno in corsa dal quale è impossibile scendere.
Il confronto con gli Offlaga Disco Pax è inevitabile, ma varia l’approccio. Le melodie qui sono solo comprimarie: non sfigurano, certo, ma vivono solo per sostenere il peso delle parole. Sassate in pieno viso. Come l’ipotetico dialogo tra Carlo Giuliani e il carabiniere Capranica nel G8 di Genova, tema così caro a Mungo da essere centrale anche in “Cesare”, “Il Circo” e “Piccolo Buio” (ideale testamento di un anarchico). Il rischio di risultare retorico è alto, ma la sua ideologia “in pillole” resiste ad ogni attacco, ed anzi ha il pregio di risultare così bruciante nel ricordo di quei giorni.
Ideologia, dicevamo. Ma anche tanta malinconia nell’omaggio al padre scomparso in “Ti mancherò”, racconto del dolore muto quanto assordante di chi rimane in vita e, soprattutto, in “Saturnina”, storia dell’eroe partigiano (e calciatore) Bruno Neri. Anarchia e sovversione. Atteggiamento da artisti d’avanguardia in “Up patriots to arms” con i primi tre minuti (sugli undici complessivi) spesi a far sentire qualcuno che russa.
Ospiti e collaborazioni da membri di Perturbazione, Fratelli Sberlicchio e Bluebeaters per un disco intenso, diretto alla testa, diretto al cuore.
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La recensione La Grande Discesa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-10-31 00:00:00
COMMENTI (4)
Spero che tu non voglia mettere sullo stesso piano questo disco con quelli di Northpole e Zen Circus , non c'è paragone:
Northpole e Nello Scarpellini sono 2 dischi della madonna , totòzingaro sembra uno scarto di "Lungo I bordi".
Ha un paio di BELLE canzoni.Non tutte
Questo è il mio parere ,
che peraltro condivido.
dai enver non esagerare con totòzingaro...ovviamente, in un disco come questo, è inevitabile che la maggior parte dell'interesse, dell'attenzione, si sposti verso le parole di mungo...ma a mio parere, le due anime si fondono molto bene in quasi tutti i pezzi del disco, trecentolire su tutti. sicuramente, dei dischi usciti nel 2005 per l'amico immaginario, il migliore
caro il mio enver, veniamo subito al dunque: non difenderò mai un disco che pubblico e in cui suono.
però il titolo ce l'ha ed è "la grande discesa".
C:
p.s.: ah, enver, ovviamente non capisci un cazzo. :-)
Mungo mi ha sorpreso, in tutto e per tutto. Testi largamente incisivi ("Treni" su tutte, ma anche "Ti mancherò", "Saturnina", "Trecentolire"), ottima interpretazione, convincente backing band. Totò Zingaro invece pare un Vasco o Ligabue di cui non si sentiva il bisogno, manco in questi pezzi. Ah già, viene dal punk. Capito tutto... Però il disco merita eccome.