Il daimon dell'alternative anni '90 e del grunge nel secondo album della band romana
I Daimon D hanno un approccio abbastanza classico per i gruppi che, ormai ben inoltrati nel 21esimo secolo, scrivono guardando al rock dell’ultimo decennio del secolo scorso: il loro secondo lavoro ‘The eye of the storm’, più che una riproposizione filologica di questo o quello stile, è un pastiche dei vari sottogeneri e tendenze che nei ruggenti ‘90s gravitavano nel cosmo rock. Ci troviamo la polvere del grunge (l’opener strumentale), accumulata anche da un certo tipo di produzione sporca, ma pure il post-grunge melodico e un po’ muscolare dei primi Nickleback, quando erano un gruppo invece di un meme (Useless gun). Dall’altro lato, ci sono i colori più cupi di un certo tipo di alternative rock, un tocco di malinconia romantica alla HIM e in particolare la lezione melodica e chitarristica degli Smashing Pumpkins. Grazie anche ad una certa somiglianza vocale, il fantasma di Billy Corgan si manifesta chiaramente in pezzi adrenalinici come The angel (with the gun), ma anche in momenti più smaccatamente pop come la ballad This night is going on. Al di là di tutto, il gruppo romano ha una decisa identità melodica che, se non è esattamente originale, è comunque ben definita. Lungo le 13 tracce dell’album però ci si trova impantanati più di una volta in soluzioni rock un po’ generiche e ripetitive (Untold, Forgive me). Si può tirare fuori più carattere da questi suoni e da questo tipo di arrangiamenti e melodie, forse una produzione un po’ più a fuoco e una selezione dei brani diversa potrebbero fare al caso dei Daimon D.
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La recensione The eye of the storm di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-01-29 16:04:00
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