L’ascolto di "Cracks" ci riporta a sonorità grunge con un rock saturo e introverso. Da ascoltare.
Ce li ricordiamo gli anni dell’alt rock e di tutta quella musica, sul fiorire degli anni Novanta, che spaziava dal grunge, al noise e la cui adesione ai sacri riti del rock diventava un modello per un’intera generazione di band. Nostalgici del suono scabro, divoratori di una sincerità cruda, abbiamo amato quegli anni per la congenita capacità di produrre gruppi a lunga gittata in grado di influenzare le folle e orientare i gusti musicali fino ad oggi. “Cracks” di Alberto Milani rivela un po' di quell’anima, con un istinto da rock band obliqua, dalle fantasie notturne e tese, che molto attinge dai Creed, dagli Stone Temple Pilots, dai Soundgarden. Un punto di vista ambizioso e azzardato se volesse raccontare oggi il disincanto di quella generazione ormai adulta. Invece Milani canta la sua generazione con consapevolezza e i sentimenti privati esplodono in un sound istintivo.
“Death of lovers” inaugura il disco con languore retrospettivo e a seguire “Grip your gun” dà sfogo ad un rock saturo e introverso. Con “Please dream” assaporiamo un suono umorale, capace di smorzare l’aggressività primigenia attraverso un rock malinconico. “Scared of my free time”, dall’appeal irresistibile, crea un pezzo eccitante: un concentrato di paura e rabbia che disinnesca paranoia. Arriva buona luce in “Still around”, le cui melodie vocali assemblano il pezzo con il senso pittorico dell’equilibrio. Sul finale di “Home again” affiorano le esili trame del disagio, al baluginare della chitarra.
“Cracks” possiede una scrittura generazionale e sonorità nelle quali convergono influenze importanti; è un disco infiammato e trattenuto sotto forma di istintive confessioni. Un punto di vista musicale da cui osservare il presente, guardando il passato.
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La recensione CRACKS di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-01-22 08:06:08
COMMENTI (1)
Bella recensione, grazie per il consiglio