L'esordio di una superband della scena torinese, con il cuore nell'hard rock '80s
I Red Giant sono una specie di superband della scena underground torinese, una compagine che riunisce quattro veterani della scena rock locale attivi dagli anni ‘90 o anche prima. Lo leggiamo sulla bio, ma avremmo potuto anche intuirlo: le undici tracce di ‘The One’ sono chiaramente scritte e suonate da gente con una certa esperienza e consapevolezza dei proprio strumenti, e sono altrettanto chiaramente figlie di un classico sentimento rock n’roll. Più precisamente hard rock e ancora più precisamente una scuola di hard rock ‘80s che guarda ai capisaldi del decennio precedente (Why ammicca ai tardi Led Zeppelin di ‘Kashmir’), ma soprattutto alla scuola melodica di quel decennio: AOR, del glam e dell’hair che non si scordano le radici blues (High Wire è una semi citazione degli AC/DC già dal titolo). Vedi alla voce Tesla, Scorpions oppure Saxon di metà decennio, che ci sono tornati in mente più di una volta per qualche somiglianza tra la voce di Marco Fano e lo stile delicato e grintoso di Biff Byford. Qualche ventata contemporanea arriva invece dall’hard rock anni zero scuola Foo Fighters (Come Back). ‘The One’ è, comunque, un album nettamente nostalgico per vari motivi. Non solo perché guarda con decisione a qualche decennio fa, ma anche per un certo feeling della scrittura e delle melodie che incarna una visione piuttosto sentimentale dell’hard rock, morbida pure con il gain alzato, che i torinesi incarnano con fedeltà quasi filologica ma anche con personalità. Forse le cose che hanno da dire si potevano anche dire in meno brani, al netto di momenti che aggiungono poco come Flying Safe o della ballad barocca What Is Left. Ma ci piace, tutto sommato, che la vecchia guardia di una scena rock locale abbia ancora qualcosa da dire e si prenda tutto lo spazio per farlo.
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La recensione The One di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-04-06 13:13:43
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