Un pianoforte trasforma sei poesie in brani strumentali alla ricerca di una sofisticata bellezza
In "Multiverse", con il suo solo pianoforte, il compositore campano Marco di Stefano trasforma sei poesie di Lucilla Trapazzo in brani strumentali che sperimentano un'alta ricerca artistica a metà tra la dimensione classica, l'ambient e la spoken music. Con cambi di velocità, di andamento e di ritmi le tracce si materializzano così sui tasti bianchi e neri, come flash, saette e frammenti sonori, ad eccezione di "Salmodia" che è un pezzo lungo e strutturato. Dal punto di vista musicale le atmosfere più accattivanti sembrano essere quelle di "Indaco", prima movimentata e poi lenta, e di "Yoni", una dolce melodia variopinta con qualche sfumatura orientale unita a un profumo di romantico film muto senza colori.
La ricerca di una sofisticata bellezza e la volontà di unire note e poesia sono certamente obiettivi encomiabili, ma nella presentazione del progetto potrebbe essere utile qualche appunto in più sui testi da cui i suoni prendono vita, per poter immaginare facilmente emozioni, figure e fotogrammi durante l'ascolto. Sarebbe ancora meglio se le poesie potessero direttamente corredare i brani, sotto forma di testo scritto o di interpretazione vocale, come accade nella versione di "Ali" con la presenza dell'autrice, anche se qui forse in generale la qualità della registrazione e della produzione audio può essere ulteriormente migliorata.
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La recensione Multiverse di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-04-10 16:06:56
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