Si può ancora essere originali e naturali nel 2021? Si, tra parole semplici e chitarre suonate
Se c’è una cosa che mi ha deluso molto profondamente dell’indie italiano degli ultimi anni, diciamo dall’esplosione del genere ad oggi, è quanto la produzione sia diventata perfettina. Se ci pensiamo, un genere nato con le demo sporchissime di Calcutta e la compattezza strumentale dei Thegiornalisti, passando attraverso superproduttori patinati ha finito per omologarsi su suoni – e anche testi — sovente tutti uguali. In questo, Giorgio Moretti già dai primi secondi smentisce lo stato attuale del genere. Una chitarra elettrica viva, vera, storta, realistica, ci accoglie in Quasi Mai, esordio del giovane cantautore romano.
Certo, dopo arrivano i synth e le drum machine, ma alla base c’è una cosa che nell’indie — soprattutto negli emergenti — praticamente non si sente più: si distinguono le chitarre suonate. Pare poco? E invece no. Il produttore Meiden ha dato un vestito allo stesso tempo radio-friendly che naturale. Senza fronzoli e senza tentativi di stupire, riuscendoci comunque con semplicità e naturalezza. C'è molta aria nell’ascolto, in cui respira bene la bellissima voce di Moretti. Forse soltanto sulle ultime tracce la spontaneità dei suoni si nasconde un po’, ma sempre con qualche tocco di verità che cambia l’aria della canzone.
I testi sono un punto luminoso di questo disco, tra vocaboli inaspettati come teleferica — applausi per averla inserita nel testo di Alba —, mentre la poetica delle piccole cose che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi dieci anni di it.pop trova una chiave di lettura decisamente meno banale, senza paura di inciampare in figure retoriche romantiche ed immagini dolci e senza l’insopportabile necessità di cercare la similitudine più strampalata per spiazzare. Non serve, perchè le canzoni sono scritte bene, ma molto. Manuale per giovani astronauti ha una composizione da manuale, senza tralasciare una emozionalità da dovermi distrarre forzatamente per non cadere nella commozione, tra le migliori tracce del disco insieme a Napoli, in cui anche parole che potrebbero apparire cliché del cantautorato moderno — la Luna, i Lividi — qui costruiscono concetti e frasi fuori dalla banalità, illuminando in maniera diversa le scene cinematografiche descritte nel testo.
Una splendente prima prova, una bella voce e un songwriting che porta dentro le melodie la scuola romana degli anni ’90 e gli ascolti da playlist degli anni ’10 nelle melodie, ma anche qualcosa di Cremonini e Negramaro. La sensazione è che la scrittura venga vissuta da Moretti “alla vecchia”, e in effetti la lotta con la contemporaneità è un sottotesto continuo di questo album — esplicitata al massimo in Serio? — così come la percezione del tempo che passa e della crescita, del passaggio dall’adolescenza all’età adulta.
Se questo è il primo passo, aspettiamo la maturità.
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La recensione Quasi mai di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-05-13 16:00:00
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