Stefano PanunziBeyond the Illusion2021 - Alternativo, Pop rock, Ambient

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Beyond the Illusion, collage lunatico firmato Stefano Panunzi.

Sin dal primo ascolto, volendo anche distratto, si capisce che qui, nel mezzo, c’è tanta roba. Ci sono forti echi progressive, un’elettronica satura e caleidoscopica, le trombe davisiane, i richiami sperimentali, la forma canzone, il pop elegante e contemporaneo. Stefano Panunzi, cappellaio matto e tastierista compulsivo, parla di collage lunatico. Una definizione che ben si presta a descrivere Beyond the Illusion, terzo lavoro solista del musicista romano, un disco carico di ospiti dal pedigree indiscutibile: da chi ha suonato con i No-Man e i Porcupine Tree a chi ha avuto a che fare con King Crimson ed Ennio Morricone. E ci si ferma qui. Sarà banale, e in effetti lo è, ma siamo alle prese con un parterre de Roi. Che Panunzi ha sfruttato (termine bruttino, perché negarlo?) a suo piacimento, costruendo un album solido e pieno. Less is more? Ma quando mai?

Beyond the Illusion si muove con un andamento serrato, viaggiando quasi come un unico flusso, non fosse per le tante sorprese disseminate lungo il proprio percorso. Panunzi si affida a una attitudine prog per poi sentirsi libero di dirigersi verso altre direzioni: gli echi new age e techno non mancano, l’opener When Even Love Cannot possiede un retrogusto quasi orientale, I Go Deeper sa quasi di anni ’80, a volte l’elettricità tenta di prendere il sopravvento (Mystical Tree), fa capolino persino un organo in stile Goblin (The Doubt) e a gettarsi tra le braccia del melting pot più duro e puro basta un attimo o poco più (Acid Love). Poi non manca la forma canzone, costruita attorno alla voce del cantante britannico Grice, una sorta di ibrido tra David Sylvian e George Harrison, che abbellisce dei veri e propri gioiellini pop (e accanto a pop è possibile aggiungere qualsiasi altro termine, ad libitum o quasi) come The Awakening, la già menzionata I Go Deeper, Her e The Portrait. Last but non least: The Bench è dedicata alla memoria di Mick Karn, il bassista dei Japan, scomparso nel 2011, ospite dei primi due album di Panunzi.

Il tutto fortemente ispirato e suonato come gli dei comandano. Confermiamo: trattasi di evidente collage lunatico, e nei giorni in cui Stefano Panunzi e compagni hanno registrato Beyond the Illusion la luna era piena e la volta stellata luminosissima. Poco ma sicuro.

 

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La recensione Beyond the Illusion di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-04-25 18:13:00

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