Sperimentare è cosa buona e giusta, ma bisogna anche riuscire a coinvolgere l'ascoltatore nel proprio percorso: capacità, questa, che sembra mancare all'ultima uscita di Giuma, "Fast Sheep".
Il punto giusto per partire a parlare di Fast Sheep, nuova uscita del polistrumentista sperimentale Giuma è la traccia collocata alla fine del disco, LSD (mi ritiro per delirare). Un titolo quasi profetico: durante l’intero ascolto dell’album si ha l’impressione di stare assistendo al trip psichedelico di qualcun altro, in un susseguirsi di momenti di tensione e distensione che raramente diventano chiaramente accessibili a chi quell’esperienza non la sta vivendo in prima persona. Questo emerge da subito come il limite maggiore del disco: l’incapacità di riuscire a coinvolgere direttamente l’ascoltatore nel fluire della propria musica. È come se tra l’album e il fruitore ci fosse una barriera trasparente, attraverso la quale fosse possibile vedere ma che togliesse irrimediabilmente la possibilità di avvicinarsi, di entrare in contatto diretto con il disco.
A causa di questo limite, invero piuttosto invalidante, i vari rimandi pinkfloydiani disseminati nella title track Fast sheep rimangono, appunto, soltanto richiami, echi lontani anni luce incapaci di toccare veramente l’ascoltatore; non va meglio al post-rock dell’opening Loro e l’oro, che non riesce a toccare quell’apice nel quale trascinare vorticosamente chi sta ascoltando. Il brano in cui emergono maggiormente le potenzialità di quello che sarebbe potuto essere il disco, se avesse goduto di una più attenta messa a fuoco, è Pronto a tirare i dadi, ballad intimista costruita su un piano forte che riesce con delicatezza a sfondare il senso di estraneità che pervade il disco e ad arrivare con onesta sincerità dall’altra parte.
Fast sheep è un disco sperimentalmente ambizioso che però finisce schiacciato dal peso stesso delle sue pretese, risultando lontano ed estraneo all’ascolto, chiuso nella torre d’avorio all’interno della quale Giuma sperimenta per se stesso soltanto.
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La recensione Fast sheep di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-07-03 00:18:35
COMMENTI (2)
@dbonfanti caro recensore, il mio obiettivo è raggiunto, sia nel non dover comunicare a LORO e sopratutto avere un velo, quando scrivo lo faccio per me e non per gli altri o ritorni economici del caso, il disco racconta proprio questo, segno che chi ha scritto non ha capito quanto descritto con suoni ed altro, ma ti ringrazio di nuovo della tua visione che conferma Loro e L'oro.
Colgo l'occasione per ringraziarti delle parole anche se non ti è piaciuto.
I dischi non si fanno per gli altri, ma per se stessi, almeno per me, sapevo che non era un disco facile, infatti l'unico brano che è arrivato a chi ha scritto sopra è quello forse più accessibile a tutti . È un disco a cui sono molto legato, a cui ho dedicato il tempo che serviva, se non si legge la storia interna e ci si istaura un rapporto tra lei e l'ascoltatore , non si puo' capire cosa ho voluto dire. Grazie