Disco corale che riesce a dialogare in modo intimo con l'ascoltatore: il rock di matrice british di Mudsand vive in tredici episodi convincenti.
Sandro Sgarzi torna ad alimentare il lascito artistico del suo progetto solista Mudsand chiudendosi in casa per registrare il seguito di “Miles and Miles”: il risultato, plasmato insieme ad un nugolo di collaboratori, si intitola “A Clown in Town”, long play distribuito tramite iMusician.
Tredici tracce che sono il frutto del tanto tempo a disposizione durante il primo lockdown, della conseguente mancanza di pecunia che ha portato l'artista di Casalecchio di Reno a comporre integralmente il disco, oltre che curarne mix e mastering. Il risultato suona rock alla maniera più do it yourself possibile: lo-fi per scelta e per necessità, l'impronta delle strumentali è tenue e sognante, confenzionando un cosmo cantato in lingua inglese dove Mudsand sembra instaurare un dialogo intimo col proprio ascoltatore. C'è la capacità di immergersi nel privato, ma al tempo stesso mantenendo una dimensione corale: sono ben diciassette i musicisti coinvolti in questo secondo capitolo discografico, tra i quali è presente anche un Winston Smith di Orwelliana memoria; nonostante un numero così corposo, la messa a fuoco è coerente brano dopo brano, restituendo la sensazione di un grosso lavoro di coordinamento concretizzato a monte che ha favorito la creazione di questo panorama di rock british, con sentori di 60ies.
Di questi tempi, un album composto da tredici episodi è cosa rara, che diventa preziosa considerando la qualità artistica della proposta d'ascolto: “A Clown in Town” suona bene, riesce a fare di necessità virtù e conferma Mudsand come una bella realtà in crescita nell'attuale panorama emergente. Guardiamo con fiducia ai prossimi sviluppi.
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La recensione A Clown in Town di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-29 12:45:55
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