La voce e l'elettronica, due soli strumenti per creare una dimensione internazionale
Il canto e l'elettronica sono i piatti forti di Gionta e bastano per dare al suo album "Eyes of a desperate soul" una dimensione internazionale. La voce, sia quando è libera e naturale sia quando è sottoposta a trattamenti ad effetto, è capace di farsi ora calda e ora acuta, di andare in profondità o di diventare falsetto, a seconde delle emozioni da interpretare. Le traiettorie musicali delle tracce spaziano dall'andamento reggae ed elettrico di "The neverending follow" all'elettronica epica di "Eyes of a soul". L'esperimento in italiano del brano "Lascio" è interessante e malinconico, mentre la ballata "Mother" si veste di intensità lirica. "Mental Age" accende le luci su un'oscura dancehall, seguita da "Regrets" che danza tra le melodie vocali, le suggestioni elettroniche e una goccia. La chiusura del lavoro è affidata all'electro-pop catartico di "You were there".
Antonio Francesco Daga in arte Gionta, di Alghero (SS), ha affinato la scrittura e la tecnica del vocal looping che gli consente di sovrapporre più linee vocali con la sua sola voce, creandosi i cori da solo, per poi unirle alla produzione di Mattia Uldanck in arte Matyah, che ha registrato, mixato e masterizzato il disco. Agli arrangiamenti si sono uniti il basso di Federico Morittu e le chitarre di Antonio Fortunato chitarre. Si può dire che il trip hop italiano ha una sua solida colonna in Sardegna.
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La recensione Eyes of a desperate soul di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-06-22 20:39:45
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