Più che una band, una casa in cui è bello tornare
I Selton sono sempre stati una casa, più che una band. Un porto sicuro per tanti amici che diventano una famiglia allargata, una di quelle case che se sei di passaggio in zona Loreto, puoi passare per una birra, due chiacchiere e una strimpellata. Il trio brasiliano milanese ha sempre aperto le porte, metaforicamente, della musica a tante ispirazioni, generi e collaborazioni diverse, ma anche fisicamente, come quando organizzarono la presentazione diLoreto Paradiso a casa loro.
Stavolta, ci accolgono in un disco divertente e suonato benissimo, fuor di semplicismo da musica leggera ma con molte canzoni che abbiamo già canticchiato tanto, quindi ci è facile volergli bene. Nella casa di Benvenuti ci si organizza per fare l’amore, si prendono in giro i "maschi bianchi etero eccetera" che dicono “il problema sono io” — in quel gioiellino che è Karma Sutra, con Margherita Vicario — e si invita una donna a restare a dormire, in una prima parte del disco interamente dedicata ai sentimenti, raccontati senza retorica ma con disarmante sincerità.
Nella seconda parte, l’album mostra l’ironia della band, che va a sfottere l’intellettualismo della scena ex-indie e la FOMO. E con questo stesso piglio riescono anche ad affrontare tematiche sociali come l’integrazione e l’inclusione: tematiche sociali sì, ma con la leggerezza del quotidiano, la serenità di una chiacchierata tra amici. Non manca un omaggio alla tradizione musicale italiana, con la cover di Estate di Bruno Martino in duetto con Priestess, qui in veste melodica: un riuscito miscuglio imprevedibile che riesce a non apparire come l’ennesima cover di un classico ma ad avere un profumo completamente diverso.
"Voglio parlare di cose universali in maniera unica / Voglio inventare un’identità profonda e raffinata / internazionale e popolare", cantano in Campari di musica — praticamente il manifesto degli ultimi dieci anni di itpop — ed è esattamente ciò che i Selton hanno saputo fare: costruire un’identità precisissima, a partire dall’accento brasiliano, i termini ricorrenti (come il quartiere di Loreto, onnipresente nella loro discografia), il racconto concreto e universale della realtà in maniera semplice, ma anche le costruzioni armoniche e le ritmiche figlie dalla loro cultura d’origine, portando a una riconoscibilità rara, protetta e valorizzata dalla produzione cristallina di Tommaso Colliva.
Benvenuti regala poco più di mezz’ora di allegria e serenità, e si chiude con Temporeggio, un pezzo che sembra un tramonto da guardare alla finestra, alla fine di un pomeriggio di risate tra amici. Perchè i Selton, oltre che una felice realtà della nostra musica, sono una casa in cui è sempre bello tornare.
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La recensione Benvenuti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-04-19 10:00:00
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