L'ep d'esordio del progetto Lua è un lavoro delicato di musica ambient, dove la molteplicità degli strumenti viene ad assumere un notevole equilibrio. Nelle mani di questi quattro grandi musicisti veniamo portati a spasso nei pensieri di un chiaro di luna.
Ruotare intorno a To Lose La Track significa non smettere mai di aprire porte e progetti, creare nuove band andando a spizzicare da quelle già esistenti, stravolgere se stessi nel modo di lavorare e nei generi da suonare. Infatti Filippo Rieder non è soltanto il batterista dei Fine Before You Came - reduci dalla pubblicazione di quella meraviglia che è Forme Complesse - e non è nemmeno soltanto VRCVS, progetto synthwave dalle mille collaborazioni. Lua è la nuova band con cui ha intrapreso un viaggio nella musica ambient. Si presentano solo coi nomi: Filippo, Giuditta, Laura e Alessandro, forse per non aver rimandi fuorvianti ad appartenenze del passato.
Lua è la luna in portoghese, ma anche il linguaggio di programmazione degli strumenti elettronici usati in Werner, gioiellino d'esordio del neonato gruppo. Un ep che non dice cose in eccesso, ma fa molto pensare, a partire dai titoli delle sei tracce di cui è composto. Ognuno potrebbe essere l'incipit di un racconto o il nome di un capitolo di una storia più lunga, fatta di rimuginazioni e agitazioni mentali dall'intensità differenti. Il piglio del racconto riesce a tratti ad essere anche didascalico, laddove il suono ricrea l'immagine suggerita dalle parole. Pozzanghere e sigarette riesce a emanare la puzza dei mozziconi bagnati e la sensazione di essere rimasti invischiati in un calderone poco ospitale, la stratificazione eccessiva degli strumenti all'opera.
Dello scomparire ed altre sconfitte è fatta di moduli che si divorano l'un l'altro per poi ripresentarsi, fino ad essere inghiottiti del tutto da un rumore finale, che introduce Nuova Cura. Questa volta il sound è più frammentato, ma sicuramente più convincente, con echi di archi e flauti che intervengono in modo sparpagliato ma lieve. In chiusura tornano gli abissi, le distorsioni, le note gravi del violoncello insieme a clarinetto contralto e sax - suonati da Simon Spiess -, che hanno come contraltare il fraseggio dell'arpa, per un finale che raggiunge l'apice dell'emozione, aperto e forse troppo frettoloso.
Il cuore di un disco come Werner è abitato dalla molteplicità, adoperata con maestria dai suoi musicisti, che hanno trovato in Lua un nuovo grande linguaggio con cui comunicare se stessi.
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La recensione Werner di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-04-28 11:34:00
COMMENTI (1)
Grazie mille della splendida recensione!
Unica precisazione da fare è che la cassetta è uscita per Marsiglia records e Kono Dischi.