Quando tutto diventò bluQuando tutto diventò blu2021 - Cantautoriale

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Il primo disco del progetto Quando tutto diventò blu è un lavoro raffinatissimo, dove la musica agisce una sintesi cromatica e traduce in suono il racconto dell'omonima graphic novel di Alessandro Baronciani. Musica blu per chi è rimasto senza fiato

Non avevamo bisogno di Quando tutto diventò blu per riconfermare la grandezza dell’artista che è Alessandro Baronciani. All’opera da più di vent’anni, con la matita in una mano e la chitarra nell’altra, il fumettista e cantante pesarese è diventato nel tempo un narratore dalle svariate forme, una certezza assoluta. Che fossero tavole o rasoiate nei pezzi degli Altro poco importava. A contatto con la sua roba il cuore ne è sempre uscito sbucciato con forza.

Avevamo bisogno di Quando tutto divento blu perché è semplicemente un disco dai mille strati, e che parla un linguaggio tremendamente umano. Baronciani ha deciso di riunire intorno a sè una band d’eccezione composta da una costola dei Giardini di Mirò – Emanuele Reverberi e Corrado Nuccini, anche coautore delle canzoni –, Daniele Rossi, e le voci di Verano, Her Skin e Ilariuni dei Gomma, per aprire una nuova finestra sulla sua omonima graphic novel del 2008. Ma non siamo davanti alla normale messa in musica di alcuni eventi narrativi. La bellezza di questo disco risiede proprio nella sintesi cromatica che la musica riesce a rendere, racchiudendo in ogni brano la totalità del racconto, e declinandone le diverse sfumature emotive. Musica blu ovviamente, un tuffo lungo quasi mezz’ora in cui trattenere il fiato, quasi fino a rimanere senza.

Sembra di stare stare in mare, dall’inizio alla fine, nelle diverse profondità di quello stesso mare che arriva a circondare e sostenere Chiara nelle pagine finali del libro. Lui proietta la sua ombra sul sole. E ovatta la voce interiore che le parla. La corrispondenza dell’autore si svela poco a poco durante l’ascolto, grazie alla presenza di quei dettagli e di quelle citazioni con cui Baronciani ama cospargere la sua arte. Nelle tavole del fumetto erano la t-shirt dei Raein, o le marche dei medicinali scritte sottilmente sulle scatolette. Ora è l’esplicita confessione che quella Karin, collega di Chiara, era costruita sulla protagonista di Sul Viking Express dei Massimo Volume. E lo veniamo a sapere solo con un titolo, e con un sussurro dialogato dei violoncelli.

Quello che sarebbe potuto essere un post rock canonico cede il passo alle tastiere e alla rarefazione di un'insolita atmosfera ambient, sempre sporcata dalle voci delle interpreti o da archi e sample. Così dalla citazione raffinata si passa direttamente alla cover, e l'arrivo di She's Lost Control dei Joy Division è totalmente inaspettato. A perdere il controllo è il cuore, vero protagonista del disco, evocato e cantato, difficilmente tenuto a bada. Il suo sussultare emerge spesso nello scorrere uniforme delle tracce una nell'altra, e la sua presenza costante è solo una parte del tappeto di dettagli sonori, il cui apice di poesia è raggiunto con la suoneria di un vecchio Nokia che echeggia lievemente in Squilla. 

Quando tutto diventò blu è un regalo con cui Alessandro Baronciani ha deciso di parlarci in modo inedito, un disco che si prenderà cura di chi è rimasto senza fiato, o di chi semplicemente vorrà farsi cullare in questa dispersione che sa tanto di catarsi. "Prima di chiedere aiuto, devi accettare di averne bisogno".

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La recensione Quando tutto diventò blu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-05-07 00:15:00

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