Roberto Angelini Cenere 2021 - Cantautoriale, Pop

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Cenere siamo e "ciniri" ritorneremo. Lo stesso elemento come inizio e fine di una storia senza tempo!

Cenere è un disco venuto dal passato per rinfrescarci le orecchie oggi, nel 2021. Il nono lavoro in studio di Roberto Angelini proviene infatti dal 2012, quando Cesare Basile invitò l'artista Romano a Catania a registrare una manciata di nuove canzoni (molte delle quali ritroviamo, anche se stravolte, nel disco Phineas Gage, del 2012 appunto). Angelini stesso ci racconta di quella chiamata e di quella partenza per la Sicilia con una carico di chitarre, lap steel, weissenborn, didgeridoo e poco altro. Assistito poi nella registrazione da Cesare Basile, Marcello Caudullo, Anna Balestrieri, Massimo Ferrarotto che sono andati a completare il mondo sonoro di questo lavoro, Cenere è stato conservato fino a al 2021, pubblicato in vinile in tiratura limitata per la Viceversa Records.

A colpire è l'anima blues sempre in primo piano, il sound totalmente acustico, popolare (siciliano) ed etnico. C'è un non so che di irrequieto tra le note in fingerpicking di chitarra acustica, il didgeridoo e le scivolate della lap steel guitar di Cenere, la prima traccia del disco. Anche la voce ritmata dalla punta di un piede, in stile blues degli albori esprime pathos, sembra un magma che preme per esplodere e intanto resta sotto traccia scalpitando.

Al mio risveglio si presenta un po' più dimessa, con un arpeggio di chitarra acustica e pennellate di lap steel guitar. Vuole essere un augurio al cambiamento, ad un risveglio diverso in un mondo diverso. Ci sono dentro schegge di una storia, un albero, delle farfalle, un profilo femminile, una storia d'amore che ha lottato contro gli agenti atmosferici e adesso sembra soltanto un tronco secco, senza vita che però resta incastrato alla terra, senza permettere una fine serena, in favore di una lunghissima agonia.

Macchie di pianoforte e xilofono aprono L'era dell'apparenza. Una denuncia globale portata avanti con una leggerezza poetica fatta di pochissimi elementi, un dialogo semplice e sincero con un interlocutore preciso, una donna, che si fa pian piano dichiarazione d'intenti e dichiarazione e poi un "buona fortuna" alla fine di ogni strofa a tutti, a chi vive d'apparenza così come a chi crede ancora nei miracoli.

Invisibilmente grintosa, come la cenere che nasconde ancora scintille sotto di se, Come sei è ritmata, i testi si fanno più ritmici e serrati. Ci sono degli echi (qui, ma nascosti in tutto il disco) di Nicolò Fabi e del suo caratteristico modo di incedere equilibrato e sempre misurato ma profondamente poetico.

Sembra fermare il tempo invece La mia strada, con accordi lenti e aperti di lap steel, dove lo strisciare della tone bar (la barretta che serve per suonare questo strumento) è quasi un suggerimento ritmico oltre che sonoro. Vuole essere la rivendicazione della propria strada percorsa, con errori, gioie, dolori e soprattutto, ancora da percorrere e scoprire. Ogni buca, ogni chiaro fallimento, ogni scommessa persa è un incrocio fondamentale di questo percorso.

Un divertissement quasi totalmente strumentale è La porta. Un incedere blues con un sicilianissimo marranzano da gustarsi col sorriso sulle labbra e il piedino che tiene il tempo.

Blues senza mutande è ancora un blues molto lento, un racconto senza età sul tempo, sui brindisi, l'amicizia vera e le ubriacature disperate, smaltite con la testa sul volante, di amori vissuti senza nomi e…senza mutande! Molto bello il coro quasi spiritual, antenato del gospel.

Si è aperto con Cenere e si chiude con A'ciniri ("la cenere" in dialetto catanese) e l'incedere è subito da strofa di canzone popolare siciliana (che poi somiglia così tanto al country americano) e si può sentire la forza distruttiva dell'Etna, mischiata alla fragilità dell'essere umano dinanzi a tale forza della natura, ma anche l'irrequietezza della terra che trema quando il vulcano torna a eruttare che vibra all'unisono con il naturale disagio degli abitanti dei dintorni che vivono dall'alba dei tempi la contraddizione tra paura e meraviglia per le eruzioni esplosive del vulcano simbolo della Sicilia.

In conclusione, sto raccontando di un disco che nasce nella totale libertà artistica di Roberto Angelini, che si completa nella totale apertura di vedute di Cesare Basile e il cui risultato è così vivido e pulsante di cultura, di spunti armonici e di soul, inteso proprio come anima e pathos, grazie alla sapienza dell'ingegnere del suono Guido Andreani. Sembra di sentirsi suonare ogni strumento accanto, davanti, o dietro, come se si stesse partecipando ad una sessione live, seduti in mezzo ai musicisti. Una sensazione che rende l'esperienza dell'ascolto di questo album, davvero unica.

 

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La recensione Cenere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-08-19 18:10:03

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