Luca Usai ORIGINI 2021 - Cantautoriale, Folk, Acustico

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Una chitarra, un fischio, un pianoforte, due bacchette, un battito di mano che diventano orchestra sinfonica al servizio dell'invocazione di un mondo migliore, di un prossimo più altruista e a contatto con la natura e con la sua natura..

Origini è il quarto lavoro in studio di Luca Usai, cantautore sardo legato a doppio filo alle proprie radici.

Si tratta di un disco suonato in presa diretta, dunque una sorta di live in studio dove risaltano la chitarra acustica e la voce, sorretti da piccoli elementi percussivi e frasi di pianoforte e synth. Questo disco nasce dall'urgenza di fermare questi stati d'animo in un periodo come quello della pandemia da covid19 che ha portato con sé grandi paure e interrogativi. L'autore parla infatti di ogni canzone come di una preghiera, di un'invocazione rivolta al prossimo.

Musicalmente siamo subito in medias res con la prima canzone, Arca dove diversi moduli compositivi si susseguono con i loro cambi ritmici e di pathos, come fossero canzoni distinte. La chitarra fortemente percussiva e la voce potente ci fanno subito sentire l'attitudine alla musica popolare. Sembra di sentire l'amore per l'Abruzzo che aveva Ivan Graziani, ma declinato in terra sarda.
Uomo ha una forma canzone più standard, sempre chitarra acustica in vista, voce limpida e pad sintetico in lontananza. Suona come un monito nei confronti dell'uomo che distrugge tutto, che rade al suolo tutto ciò che si frappone tra se e il suo tornaconto, senza rendersi conto che, abbattuto l'ultimo albero da frutto…il denaro non si mangia.

Come miele si apre con un battito di mani ad accompagnare la chitarra, qui meno percussiva e più arpeggiata. Si tratta di un pezzo che vive di pieni e vuoti, e raddoppi e dimezzamenti del tempo comandati proprio dalle percussioni delle mani. Importante ruolo di rinforzo ha l'armonizzazione della linea vocale.

Per dono parte con un piglio quasi da musica medievale che pian piano volge alla ballata popolare, rinforzata da un riff di fischi. C'è la richiesta di lasciare da parte l'effimero e darsi un valore rendendosi capaci di donarsi per amore in un crescendo testuale che culmina con un urlo liberatorio.

Nel tuo cuore è una preghiera d'amore, il bisogno di stare nel cuore della propria amata per fermare il mondo e per far emergere la propria parte migliore. Il brano qui vede un tappeto di synth oltre a chitarra e voce armonizzata.

Parte col suono di una vecchia sveglia Vivere e poi si dipana con voce e chitarra in un testo contro la tecnologia che ci estranea dal mondo reale tra pc, radio, tv luce elettrica. Una preghiera al ritorno alla natura, alle risate, alla vita semplice.

I sette vizi parte con chitarra, tamburello e bacchette ed è subito una filastrocca popolare con un elenco "personalizzato" dei sette vizi capitali, ognuno con la ricetta per trasformarli in comportamento virtuoso. Anche qui il ritornello è rinforzato da un pad sintetico che traghetta la canzone fino alla successiva strofa.

Ancora chitarra e battito di mani in Angelo e chitarra, pianoforte e fischio in apertura di Deus per disquisire di Dio, due preghiere rispettivamente a migliorarsi e per sentirsi parte della propria spiritualità.

Chitarra , fischi e rullante aprono Streghe che racconta della caccia alle streghe, dell'inquisizione e del piacere per la tortura, ad esorcizzare la paura della forza immensa della natura. Echi insistenti e convincenti del miglior Branduardi.

Il monaco parte subito serratissima con una chitarra ritmica e percussiva. C'è il tema dell'incapacità di seguire la verità e di accettarla se ce la si trova davanti, preferendo nascondersi in una qualche credenza falsa e di comodo.

Ultima canzone del disco, Suono si apre con pianoforte e notine di pianoforte. Una canzone sulla percezione reale dell'identità, oltre l'abito, lo status…fino a riconoscersi l'anima.

Origini è un album minimale al livello di organico, ma suona come un album sinfonico. Ogni cosa al proprio posto riesce a sprigionare energia e propulsione vitale. La chitarra riempie tutto e la voce sa inserirsi tra le parti e cucirsi con sapienza un ruolo da protagonista indiscusso ma mai invadente. Si tratta di un album dove si sentono le corde vibrare male sul legno, le note prese talvolta in maniera imprecisa, la voce talvolta uscire dal beat o dall'intonazione perfetta per ritrovarsi un attimo dopo. Questo è un album che fa tesoro delle sue imperfezioni e forse ce le fa anche amare, perché sono parte integrante di un lavoro pensato bene e realizzato senza barare con un'interpretazione sin(e)cera fino al midollo.

 

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La recensione ORIGINI di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-09-04 12:03:06

COMMENTI (1)

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  • suonosole 3 anni fa Rispondi

    Grazie! È l recensione piùbellache abbia mai ricevuto!???