"Pop pulito ed elegante, radiofonico e di bell’aspetto, preciso e puntuale". Definizione da “lavoro (o meglio label) cercasi” per il demo di otto tracce presentato dal polivalente polistrumentista aretino Momo, che un’etichetta sembra tranquillamente meritarla. Demo dal quale il giovane toscano appare da subito capace di sfornare immediatamente un prodotto, e un discorso, più che validi.
Nel formare la sua one-man-band (che in fondo quasi mai è totalmente one man), Momo decide di ridurre drasticamente l’apporto elettronico, mediamente più massiccio nei solisti domestici di questo secolo, preferendo spesso alle elaborazioni sintetiche la collaborazione di esecutori e collaboratori in carne ed ossa definendo un sound prevalentemente acustico, morbido e delicato. Melodie orecchiabili ma non banali, testi ironici-velatamente caustici-spesso tristemente veritieri, la presenza di musicisti validi (lo stesso autore in prima persona), costituiscono gli ingredienti base per un demo che non solo ha le caratteristiche ideali di un disco ma anche la sua pulizia di esecuzione e registrazione.
Un prodotto che in sostanza potrebbe essere già finito. Uno sguardo pop (nel senso bello del termine) disincantato, intelligente e fantasioso sull’invasività della radio e la natura del meccanismo produttivo musicale (“Quella Canzone”), sulla frenetica ed orwelliana contemporaneità mangiavita (“1984”) ed osservazioni magrittiane tra etichette e contenuti, sostanza e formalità, definizioni e pregiudizio sullo sfondo di malinconici ricordi d’infanzia e d’amore (la surreale “Macché”) sono solo alcuni dei contenuti di questo lavoro che sceglie una forma spensierata e romantica la quale si spera non inganni l’ascoltatore in quanto, piaccia il disco o meno, è sicura l’opportunità almeno di un suo ascolto più attento.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-14 00:00:00
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