Un viaggio attraverso cinque brani di sperimentazione elettronica all'interno del personale diario sonoro di Rava.
Nel momento in cui comincia l’ascolto di Isolation Diaries, l’ultimo lavoro di Rava, musicista italo-cileno, ci si immerge in un complesso, anche se breve, viaggio all’interno del suo mondo, della sua psiche, attraverso i cinque brani che compongono il disco. Le parole sono poche, e non è solo ai testi che dobbiamo prestare attenzione, perché questi si perdono diventando poco più che sussurri all’interno del mare melodico e denso che li contiene. L’atmosfera inquieta, a tratti nevrotica, prende forma attraverso sonorità elettroniche e sperimentali, e in diversi casi quasi non sembrerebbe fuori luogo in un film di Lynch, come nella traccia che apre l’album, Incipit, tra parole bisbigliate, appena udibili, e una costruzione del pezzo che cresce su una base dalla ripetitività quasi ossessiva, ricordando un cuore pulsante.
In Found la purezza dei suoni è alterata da passi che emergono in sottofondo, rumori che dall’ambiente si fondono alla melodia, telefoni che squillano, porte che scricchiolano, distorsioni; in una tale concentrazione di effetti sonori differenti, le parole diventano superflue. Ad attirare l’attenzione nel corso dell'ascolto, al centro esatto del disco, è Farewell Letter, un brano che sembra provenire da un altro mondo, alieno all’atmosfera plasmata fino a questo momento, ma non fuori luogo rispetto agli altri: accompagnato da riff di tastiera che ricordano un sound di fine anni sessanta, il cantato qui riesce con la sua forza a prevalere sulla musica. Segue Isolation, una parentesi dal ritmo coinvolgente, che accompagna verso la fine di questo panoramico giro tra i pensieri, che sfociano in Empty Room, stanza vuota riempita di sussurri fino alla conclusione, un assolo malinconico di piano, un ultimo saluto, che sembra provenire da lontano, dal cuore più profondo dell’album.
Isolation Diaries è un lavoro complesso, con cinque tracce tra di loro legate da un fil rouge, che rischia però, una volta sciolto per essere esaminato con maggiore attenzione, di perdere significato ed intensità: i brani funzionano, certo, ma risultano d’impatto nel loro insieme, nella loro continuità, perché una volta divisi non si comprende con chiarezza l’urgenza delle emozioni comunicate dall’artista. È un progetto sospeso tra la creazione di un percorso, un vero e proprio diario in grado di ricreare attraverso la musica le sensazioni di solitudine, isolamento, vuoto, e la sperimentazione elettronica, riuscendo in un insieme interessante, un racconto personale di visioni e sentimenti in grado di colpire soprattutto per le scelte sonore e la forte suggestività.
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La recensione Isolation Diaries di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-10-11 16:24:00
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