Del personaggio Tying Tiffany, dell'iconografia blandamente fetish e delle dichiarazioni giocosamente soft-core che ne definiscono i contorni si è parlato fin troppo. Del disco, meno. E allora basterà dire che è un album ineguale, nel senso che non tutto il materiale è sullo stesso livello, che interi brani possono sembrare quasi delle istantanee riempitive e (volutamente?) incomplete, che per gli amanti di electroclash e pop elettronico anni Ottanta si tratta di cose probabilmente già abbondantemente sentite.
Però è un disco carino che, proprio perché senza eccessive pretese, riesce, a tratti, a risultare divertente e coinvolgente. Certo non è uno di quei pochi dischi che metti nel lettore e che ti cambiano la vita (o che, almeno per qualche giorno, sembrano darle un senso). Del resto, dichiaratamente, non è questo l'intento di Tying Tiffany, sicuramente più a suo agio nel ruolo di abile performer capace di divertire e far ballare.
Pochi elementi, semplici e ricombinati, non sempre perfettamente. Però, quando il trucco riesce, i brani funzionano: come nel synth pop di "Cat Killer Show", negli accenti italo-disco di "Honey doll", nella minimal house di "You know me", che ricorda cento altri pezzi da dancefloor di produzione italiana ma che coinvolge e muove alle danze.
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La recensione Undercover di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-03-08 00:00:00
COMMENTI (3)
vaiiiiii tying girlpowerrrrrr!!!!!!!!!![:
se te sei il pasta io sono zico.
però quant'è figa!!