Un cielo carico di elettricità rock sovrasta il "Mondo che soffoca" dei Mr. Microphone. Un "cielo nero" che "esplode", mentre uno spiraglio giunge dalla consapevolezza che "l'ignoranza è un limite che solo noi abbiamo scelto" ("Esplode"). Riflessivi e sufficientemente arrabbiati, i Mr. Microphone elaborano una linea vocale ai confini fra il rock e l'hip hop; nella seconda traccia, infatti, le chitarre ruvide e gli affondi di basso accompagnano il cantato di Michele Favero, che, facilmente, passa dal rap al rock, andando anche oltre, fino a tonalità più prettamente hard rock.
L'alternanza, in certi casi vera e propria compenetrazione fra rock e hip hop, è la marca caratterizzante dei Mr. Microphone. Da una parte ambientazioni rock, con chitarre che tessono armonie e si abbandonano agli assoli sopra una base ritmica abbastanza soft ("Un mondo che soffoca", "Non cambierà mai"). Dall'altra sono basso, batteria e scratches a calamitare l'attenzione: qui la band appare più autentica e convincente. Nel mezzo ci sono dei veri e propri innesti, come la personale interpretazione di "Got the time" di Joe Jackson, in cui la protesta dei Mr. Microphone si impone fra le ripetute esecuzioni del chorus.
Field recording quasi impercettibili anticipano lo "scartare il perbenismo" del pezzo più hip hop dell'album, "Legacy", una presa di posizione contro il protezionismo, che recita "faccio parte di quel giro di teste che non si arrendono fottute come le altre/ ma che pensano, riflettono su ciò che certa gente ci propone, proibizionismo in primis soluzione da coglione".
Non un capolavoro, non un'espressione musicale innovativa, ma sicuramente un'opera che racchiude rabbia genuina e rivendicazioni da non sottovalutare.
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La recensione Un mondo che soffoca di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-10-30 00:00:00
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