Un nuovo classico del cantautorato napoletano, canzoni cinematografiche con Napoli come set.
Quando è uscita Non esiste amore a Napoli ero in Australia per lavoro. Quella canzone, nonostante la totale assenza di stereotipi, di melismi nel cantato, di parole in dialetto, riuscì comunque a fare da teletrasporto da Adelaide verso la mia città, per sentire meno nostalgia di casa, perchè Napoli era tra le pieghe della canzone. Allo stesso modo, la città è nascosta come ambientazione di tutto l’album d’esordio di Tropico, al secolo Davide Petrella.
Petrella è un nuovo classico del cantautorato napoletano. È stato "indie prima di voi", per citare qualcuno: ha fatto tutta la trafila alternativa una decina di anni prima di tutti gli altri, partendo da una myspace band di culto (Le Strisce), passando per il periodo in major, il ritorno in indipendente, e poi una carriera parallela da autore prima con Cesare Cremonini – che in questo ruolo lo scoprì per Logico #1 — fino a firmare una quantità di hit impressionante per il gotha del pop italiano da Fedez e J-Ax, Amoroso, Elisa, Mengoni, Elodie, Fibra, Elettra Lamborghini – la cui Musica (E Il Resto Scompare) ha una struttura killer –. Tropico è il progetto che più gli è congeniale, da cantautore sì, ma con poche smanie di protagonismo: Davide Petrella sparisce dietro il suo moniker e al centro ci sono le canzoni, solo le canzoni.
E le canzoni di questo disco sono fatte di passione e dolore, tra “Merola e Morricone”, tra Battisti e classici degli anni ’70 e ’80, mentre la produzione cangiante di Rosario D-Ross e Startuffo le catapulta in una contemporaneità senza tempo, con strumenti caldi e ritmiche moderne. Ci sono le voci – e qualche parola – di Calcutta e di Elisa a potenziare l’intensità delle canzoni – C’eravamo tanto amati è tra le migliori dell’LP e tra le migliori canzoni su cui appare la voce di Elisa negli ultimi 10 anni –, e quella di Coez per celebrare l’importanza della musica pop nelle nostre giornate in un inno generazionale che pone Vasco come antonomasia delle canzoni da cantare a squarciagola. Il pubblico di Cremonini conosce il potenziale di Petrella come autore di inni karaoke da stadio, così come i fan degli altri tantissii artisti già citati che hanno dato voce ai suoi brani, viene da pensare che la forza della sua scrittura sia proprio la conoscenza della forma canzone prima da amante e poi da tecnico, professionista. Il mestiere c’è, ovvio, ma mosso da purissima passione.
Garage Days ne è dimostrazione: i tempi in cui si suonava in cantine con pedali scassati, fingendo di essere negli studi di Hendrix, trasformando ogni donna in musa, passando per periodi bui – Dint O Scuro, altra gemma dell'album – e i treni presi per assecondare la musica, passando per quella Piazza Garibaldi – con Franco126 – che conferma come i testi cinematografici di Tropico si completano quando hanno Napoli come set, e vivono di vita propria.
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La recensione Non esiste amore a Napoli di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-10-27 00:13:47
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