Gilberto e la via sperimentale al pop
Iniziamo questa recensione con una piccola/grande precisazione: questo non è un disco di alt-pop. quel genere tanto di moda tra l'inizio degli anni Duemila e la sua metà, bensì è un disco sì pop ma di pop sperimentale e orchestrale, con un tocco di cantautorato inteso nella sua accezione più "folle" che non guasta mai.
Solo così, almeno a mio avviso, si può introdurre degnamente il lavoro di Gilberto Ongaro che con Empatia Suite realizza appunto un disco certamente non perfetto ma molto interessante. Prima avevo citato la deriva, più o meno folle, del cantautorato di Gilberto: ecco per portare un esempio di questa mia affermazione non posso che citare la terza traccia, ovvero Droste. Droste è, a mio modo di vedere, la canzone al tempo migliore e meno convincente dell'album per due ordini di ragioni: la prima è che, a livello di orchestrazione e arrangiamento, è davvero un piccolo/grande pezzo di bravura di Gilberto che nell'arco di tre minuti e mezzo inserisce un mondo di citazioni in musica e regala all'ascoltatore un vero e proprio viaggi attraverso molteplici stili e rimandi sonori davvero di grande forza e impatto espressivo.
Peccato che questa forza e impatto espressiva vengono un po' depotenziati da una canzone che non si regge, in tutte le sue numerose parti, con le proprie gambe: si fa molta fatica infatti a provare l'impulso a ri-ascoltare la traccia benché sia un pezzo importante e ben realizzato. Forse, proprio perché Gilberto in fondo fa pop, un minimo di appianamento degli spigoli potrebbe essere una scelta valida o, ancora meglio, puntare di più e fare esplodere con maggiore convinzione i punti di, vera, forza dell'artista veneto: ovvero la sua abilità nell'arrangiare i pezzi. Meno accademia e più sangue, solo questo chiedo a Gilberto, un nome da tenere sicuramente d'occhio.
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La recensione Empatia Suite di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-03 07:59:37
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