Mestamorfosi è un classico album di blues rock a metà tra anni ‘70 e ‘90, onesto e senza pretese
Il rock dei Blueskiller, lo si evince un po’ anche dal monicker, è un classic rock con una spina dorsale di blues elettrico e un rivestimento di melodia, tutto pentatoniche, gain e ritornelli. Saranno la lingua dei testi, sarà il suono canonico ma comunque aggiornato, nelle distorsioni e nel design della batteria, almeno a due o tre decenni fa, ma il lotto di canzoni più che ai numi tutelari del rock anni ‘60 rimanda un po’ a quella scuola di rock melodico italiano che, in netto ritardo rispetto al mondo anglosassone, ne ha rielaborato gli input a partire dall’inizio degli anni ‘90. Principe di fango potrebbe uscire da ‘El Diablo’ o ‘Terremoto’ dei Litfiba, di cui si porta dietro anche quella tensione grunge che qui ogni tanto satura quasi nello stoner (Con le unghie e con i denti). In filigrana, traspare invece più chiaramente l’influenza anni ‘60/70, scuola Cream per intenderci (Un altro disperato), soprattutto quando si rallenta e si lascia spazio al blues e all’intreccio di chitarre (Nuove luci). Sono anche i momenti in cui si interrompe piacevolmente il flusso di coscienza dell’album, un po’ intrappolato in un discorso monolitico di riff, strofe, ritornelli, assoli senza soluzione di continuità né particolari segni distintivi. Forse avrebbe giovato sfoltire un po’ il minutaggio dell’album e far risaltare meglio i cambi di atmosfera, dinamica e musicalità che pure, non troppo numerosi, animano il lotto di canzoni.
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La recensione Mestamorfosi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-01-13 11:58:17
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