L'atto finale dei Søren diviso tra new wave autarchica e collaborazioni
‘Ultima Necat’ è la citazione senechiana (“tutte le ore feriscono, l’ultima uccide”) che intitola in maniera plumbea ma adeguata l’ultimo lavoro del collettivo Søren, formazione di stanza a Roma ma integrato dalla collaborazione con musicisti internazionali che negli anni scorsi ha dato alla luce due LP. Il nucleo della formazione pare arrivato ad uno stop nel loro percorso collettivo, che decidono di chiudere con un album profondamente e coscientemente disorganico. La prima metà di ‘Ultima Necat’ vede i tre superstiti in pianta stabile del gruppo incamminarsi sui sentieri new wave gotici già percorsi in passato: canzoni dall’animo funereo rese con una dolcezza decadente, ricoperte dalla luce diafana proiettata dalla chitarre, dalle dilatazioni shoegaze e neo-folk. Siamo sulle tracce del precedente e ottimo ‘Bedtime Rituals’, ma rispetto al lavoro del 2017 qualcosa qui non ingrana allo stesso modo: forse una produzione più casalinga che non rende giustizia alle chitarre e palesa ulteriormente una difficoltà con la resa dei testi in inglese, forse gli arrangiamenti più rudimentali, fatto sta che non tutti i brani scorrono lisci come dovrebbero (The Deadland, la pur interessante title-track). Molto meglio allora la seconda parte del lavoro, intitolata ‘With a little help from our friends’), dove si recupera la dimensione collettiva. Con l’aiuto di amici e vecchi compagni di strada, appunto, si declina la dimensione gotica in chiave più elettronica, decomponendo e ricomponendo in una veste sonora più moderna e stratificata due tracce della prima metà del disco e si lascia spazio anche alle divagazioni spoken words e neo-folk delle ultime due tracce. Con questi sei brani+due ‘Ultima Necat’ chiude un percorso artistico virtuoso e stimolante in maniera tutto sommato cupa, ma forse non poteva essere così.
---
La recensione Ultima Necat di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-30 17:53:59
COMMENTI