Piglio autoriale per i temi trattati collima con una visione artistica dal tiro punk. I Vintage Violence tornano in grande spolvero.
A sette anni di distanza da “Senza paura delle rovine” tornano a farsi sentire i Vintage Violence, alfieri dell'alt-rock nostrano che approcciano i venti anni di attività artistica con “Mono”, nuovo disco in full band licenziato per Maninalto! Records.
Dieci tracce che, parafrasando i diretti interessati, fanno una “fotografia dell’oggi ma solo come pretesto per abbozzare un affresco del domani”: stratificazioni punk ed un tiro ritmico che non si presta a soluzioni di continuità sono in realtà le vesti che un nucleo concettuale dalle forti pulsioni sociali indossa per farsi strada nei timpani dell'ascoltatore. I Vintage Violence sono navigatori esperti di questo mare mosso che è il presente, ed è piacevole notare un brillante songwriting fatto di citazioni e riferimenti, interni al percorso creativo fino ad ora sviluppato o anche finalizzati a strizzare l'occhio a ispirazioni esterne: a suo modo, quello che si sente tra le increspature del pentagramma per tutto il long-play è un cantautopunk che ha polso e sa come condividere i propri concetti con l'ascoltatore.
In attesa di una più che meritata migrazione verso la dimensione live, ci godiamo “Mono” in tutto il suo potenziale: un disco che ha cose da dire e sa come farlo, e che riesce anche a renderci un'idea di cosa voglia significare vivere i concerti della band lecchese. Di sicuro il trascorrere di due decenni non ha depositato un singolo granello di polvere su questa felice esperienza musicale.
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La recensione Mono di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-08 00:23:30
COMMENTI (2)
@maxavo chapeau per un parere d'ascolto così approfondito e ben esposto :)
devo dire che questo disco è una boccata di ossigeno per chi, come me, ama la musica che suona e le parole che dicono, qualcosa a cui non siamo abituati in un oceano di musica preconfazionata, costruita in laboratorio. Tra urban e trap, indie e new alternative, ascoltare del semplice rock come questo fa capire come basti poco a trasmettere qualcosa. Con un orecchio ai Nadar Solo (have a nietszche day), i vintage violence costruiscono un album semplice e diretto, con piu di una suggestione, grazie soprattutto ai testi mai banali e a fuoco in quasi tutte le tracce. Tra una bestemmia ed una citazione di Marlene Kuntz ed Afterhours (Zoloft) , l unica pecca è la formula che, alla lunga, diventa un po ripetitiva, ma non risulta meno efficace. Diciamo che un cantato meno uguale a se stesso, in futuro, sarebbe un valore aggiunto per sottolineare le sfumature musicali, che ci sono e non sono banali. Insomma, varrebbe la pena lavorarci su, coltivare quanto di buono c'è: "é un rock duro, ma qualcuno deve pur farlo!"