Daryo ha una storia personale che merita attenzione, e confeziona un disco d'esordio che suona punk con attitudine plastica e istrionica. Decisamente una bella release da attenzionare.
Dietro il primo disco di Daryo c'è una storia di evoluzione (e migrazioni) personale che a sintetizzarla in poche righe si farebbe un grosso torto: andatevela a leggere, magari mentre cliccate play per approcciare l'ascolto di “Politôxic”, un disco nato in Madagascar e che segna l'esordio del nostro su distribuzione Believe Digital.
La scrittura creativa maturata fin da giovane età incontra sonorità eclettiche, afferenti in prima battuta il punk ma che, in generale, restituiscono un certo sentore istrionico, come se la musica sia solo parte di un ben più integrato e globale discorso creativo, plastico ed incisivo perché forte di una propria carica argomentativa. In tale prospettiva, Daryo ricorda Alberto Camerini, arlecchino del rock nostrano che a sua volta custodiva gli esotismi caratterizzanti i suoi natali (in quanto brasiliano di nascita); rispetto all'autore di, fra le altre, “Tanz Bambolina”, qui c'è meno nostalgia e più voglia dissacrante e iconoclasta, tipica dell'irriverenza punk che mette in discussione protocolli precostituiti e convenzioni.
Perché, alla fine, l'arte che si plasma è sempre specchio delle persone che siamo: Daryo mette sul pentagramma le sue idee, le sue convizioni ed anche un fine ultimo ben superiore alla mera diffusione di un disco d'inediti, perché c'è un'importante campagna benefica abbinata a questa release. Combattere la società dei consumi suona raramente così bene, in un progetto affascinante che merita ulteriori sviluppi. Sì, la cover di Otis Redding è decisamente un bel colpo in chiusura di LP.
---
La recensione Politôxic di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-11 00:13:59
COMMENTI (3)
@simisweb di niente, è stato un piacere scrivere di questo disco :)
Bella recensione! Grazie Giandomenico Piccolo!
Daryo politoxic the best ever un genio