Un safari nell'interiorità di Paul Giorgi al ritmo del pop italiano anni '80.
I punti di riferimento che meglio ci possono aiutare a comprendere e collocare Safari Pop – album d’esordio di Paul Giorgi, ascolano classe ’95 – sono a mio parere due, e forse all’apparenza piuttosto scollegati tra loro. Il primo, musicale, è nei francesi Phoenix e nel loro ultimo Ti Amo, disco-tributo alla musica italiana del secolo scorso; il secondo, meno scontato, è il pittore espressionista Antonio Ligabue, vivo e attivo nella prima metà del Novecento.
Per quanto riguarda i primi, Safari Pop propone un sound che va a riprendere molti elementi dell’ultimo album del quartetto d’oltralpe: un indie pop-rock ricco di synth recuperati direttamente dagli anni ’80 italiani, rivisitati in questo caso attraverso le lenti lo-fi di Paul Giorgi; quello che viene tolto in pacchianeria e plasticosità lo si guadagna in immediatezza e naturalezza. Ligabue, dall’altro lato, è in una posizione più defilata: aleggia sulla copertina, a tema naturalistico, e sui suoi colori intensi e vividi, oltre che sull’idea di titolare ogni brano ad un diverso animale: come per il pittore, anche Paul Giorgi sfrutta il mondo della natura per veicolare la propria interiorità, concretizzando in ciascun animale emozioni e storie che risuonano con esso.
Safari Pop sfrutta la scusa dell’avventura zoologica per dare vita ad un viaggio interiore nel mondo di Paul Giorgi, un mondo pervaso dalla malinconia fiabesca di certe favole, nelle quali il finale dolceamaro sembra già scritto fin dalle primissime righe. Proprio per la capacità di queste storie di trasmetterci qualcosa torniamo a leggerle ad ogni generazione. Non so se Safari Pop sarà altrettanto fortunato da sopravvivere allo scorrere dei secoli; sicuramente però ha tutte le carte in regola per distinguersi tra le uscite contemporanee, e farci sperare che questa sia la prima di numerose escursioni in compagnia di Paul Giorgi.
---
La recensione Safari Pop di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-01-17 00:11:00
COMMENTI