L'Attimo del DubbioVol. 22021 - Strumentale, Progressive, Jazz

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Tra italo-prog, jazz, funk e sperimentazioni morriconiane, il discorso stilistico del trio padovano prosegue a gonfie vele

Se i Calibro 35 aprirono una nuova strada verso la quale direzionare stili e contenuti per un rispolvero del passato di pari passo con quello cinematografico da b-movie – che, di fatto, diede ampio spazio a una rivalutazione globale di colonne sonore audacemente valide come opere a sé stanti, anche nell'ambito a luci rosse – tanti sono stati i seguaci che ne hanno evoluto le gesta per una sorta di nuovo inizio compositivo un po' dettato dalle mode del momento e un po' sinceramente votato a una ricerca individuale su quanto lasciato in sospeso a suo tempo.

E se, da una parte, alcuni hanno preferito strutturare il proprio percorso infarcendo le proprie sembianze con una vastissima varietà di indizi folk sperimentali riferiti a varie zone del mondo oltre il confine nostrano – vedi i Peluqueria Hernandez, ad esempio – altri hanno solidificato lo sguardo tra le viscere dell'epoca e della geografia presa in esame come riferimento principale, vale a dire immedesimandosi anche in quei sentori puramente italo-prog che tante fortune fecero in buona parte del decennio '70.

Tra i frutti migliori di questa seconda categoria si collocano senza ombra di dubbio quelli maturati in casa L'attimo del dubbio, ancora più succosi in questo secondo breve esperimento in studio rispetto a quanto espresso nel suo diretto predecessore. Vol.2, infatti, evolve ancora di più, se possibile, il discorso portato avanti dal trio padovano rispetto alle basi di partenza sfoggiate qualche mese prima, e lo fa attraverso una commistione di generi solo apparentemente innocua, in verità molto ben congegnata per svolgere al meglio la sua funzione trainante in termini sia stilistici che emotivi.

Le influenze prog tricolori di provenienza '70 sono più che evidenti nella scelta delle impostazioni strutturali e, in parte, nella selezione dei suoni portanti. C'è spazio anche per rapide incursioni fusion / funk o, nella maggior parte dei casi, per un complessivo sentore da gangster movie morriconiano intriso di jazz che si fa free nell'accezione più 'zorniana' possibile. Ma, in fin dei conti, è appunto il versante prog nostrano a salire sul trono, senza però rinunciare a felicissime e variegate diramazioni. Un po' Le Orme di Felona e Sorona per certi impulsi 'keyboard oriented', un po' gli Osanna di – manco a dirlo – Milano Calibro 9 conditi di strano ma sano rockabilly, e un po' di sperimentalismo a metà via tra Area e Perigeo – splendidi gli inserti fiatistici – concorrono alla chiusura di un cerchio meritevole di ulteriori e sempre più lucidamente folli esperienze concentriche.

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La recensione Vol. 2 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-01-11 15:18:51

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