Nel nuovo EP di Oribu un sound più introspettivo prende il posto dei beat lo-fi a cui ci avevano abituati.
Mi capita spesso, quando cerco di descrivere un brano, di utilizzare analogie che hanno a che fare con la vista, parlare di colori e sfumature, luci ed ombre, giorno e notte; di far uso di tutta una serie di espressioni sinestetiche che, specie quando si tratta di pezzi strumentali, mi aiutano a descrivere in maniera più chiara le atmosfere che arrivano ai miei orecchi e che altrimenti, vista la mia ignoranza in materia teorica, non saprei come definire.
Questo ultimo EP di Oribu, si presta alla perfezione a questo tipo di analogie, specie se lo si confronta con le release che lo hanno preceduto negli anni passati. Il duo di Roma, formato da Edoardo Staffa e Paolo Donato, già dalle prime pubblicazioni si fa conoscere grazie ad un sound ben preciso: leggero ed luminoso, ricco di colori vivaci e costruito su influenze hip-hop, elettroniche e jazz che ne fanno approdare diverse tracce nelle classiche playlist di beats lo-fi su Spotify. Il suono dei due negli anni sicuramente si affina, ma non cambia così tanto, ritenendo anche in Overcome, il loro ultimo album, molte delle componenti che caratterizzano le atmosfere degli esordi. Get By in questo rappresenta una virata decisa o, pure meglio, una virata tetra, introspettiva in un certo senso.
L’attacco di Grey Islands, la opener, ne è l’esempio lampante: poche note di piano, lente e misteriose, a cui si aggiungono poi le eco di voci lontane, quasi come intrappolate nel riverbero. La traccia nella sua seconda metà raccoglie un po’ d’inerzia, ma l’atmosfera rimane, in questa traccia come nel resto dell’EP, proseguito da Tempest che vede alla voce la collaborazione di Rocco Zilli, cantante dei Mòn, che comparirà nuovamente anche in The Windlass, anche qua con ottimi risultati. Unfair è il pezzo del disco più aggressivo e che si distingue dagli altri per una costruzione sonora che, nelle sue voci synth, ricorda molto artisti come Max Cooper, Rival Consoles o, per restare in Italia, Indian Wells. Sarebbe anche il mio pezzo preferito se non fosse per due motivi: il primo è che la profondità che la traccia può vantare in quanto a sound design, non è rispecchiata nella struttura della composizione, un po’ più debole rispetto alle altre; il secondo è Get By, la traccia in chiusura. Ogni dettaglio dell’apertura di questo brano è squisitamente calibrato e la progressione di accordi di pianoforte è bellissima e fino alla fine, sembra quasi di lasciare qualcosa di non detto, una sorta di sospensione dolce e amara al tempo stesso.
È difficile capire se questa breve raccolta di tracce, così diversa dai lavori passati di Oribu, possa essere un cambio di rotta definitivo o semplicemente la fotografia dello stato d’animo momentaneo del duo, un riflesso scuro e introspettivo dei beats colorati a cui ci avevano abituati; quello che è sicuro è che la sperimentazione è stata più che apprezzata.
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La recensione Get By di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-12-21 20:05:31
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