Dragnet & La Neve ci propongono un revival anni '90 insolito. Né grunge, né britpop, né shoegaze: è tornato il rap rock
Il nuovo EP di Dragnet & La Neve è il salto negli anni '90 che mancava al genere, ma quale genere? Vulnus, questo il titolo del lavoro dei due artisti pugliesi, ripercorre gli ultimi 3-4 decenni di rap e rock, unendo sonorità tipiche dei nineties a beat attualissimi.
Quando si sente parlare di rap rock si pensa subito alle band iconiche del genere: dai Linkin Park ai Limp Bizkit, fino ai Korn. In Vulnus, però, i riferimenti non sono a quel tipo di crossover che pesca a piene mani dal metal. L'EP è un viaggio in quegli anni '90 più cupi, o meglio intimi.
Il mix di rap e rock, qui, si sposta su sonorità più vicine al classic rock o all'R&B e a quel rock dei '90 in cui le chitarre acustiche erano massicce e protagoniste. Come si sente subito in apertura di disco con Com'era prima, un brano la cui strumentale potrebbe benissimo essere utilizzata per una produzione rock esattamente così com'è.
Con Sabbie mobili, si cambia il tiro e la chitarra acustica lascia spazio a quella elettrica, con un riff che sa di classico e allo stesso tempo di R&B. Le atmosfere, però, sono quelle dell'hip hop anni '90 e la voce di Dragnet (Mario Barnaba), come del resto in tutto l'EP, si fa sentire aggressiva e tagliente.
In Vulnus c'è spazio anche per un brano assolutamente attuale, in cui non compare nulla degli anni '90. Alaska è infatti il pezzo più propriamente trap, sia nel beat che nel cantato, che si fa contemporaneo, lasciando da parte quell'approccio retrò che contraddistingue gi altri momenti del lavoro. In chiusura Vulnus arriva a toccare anche il blues e il folk con Jack. Qui bastano e avanzano la voce, l'armonica (di Martino Palmisano) e la chitarra. Un pezzo acustico alla fine dell'album, come da tradizione del rock.
Per trovare un riferimento che calza a pennello con lo stile di Dragnet & La Neve, bisogna scavare un po' nella memoria e ripescare un gruppo che ha proposto questa formula sul finire dei '90, soprattutto nei suoi due singoli di maggior successo: Butterfly e Revolving Door. Stiamo parlando dei Crazy Town, che in questi due brani avevano saputo condensare rap e rock senza tirare dentro il metal (formula al tempo d'obbligo), ma preferendo sonorità e atmosfere più morbie e tendenti all'R&B.
---
La recensione Vulnus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-02-02 00:00:00
COMMENTI