Il disco fantasma dei Wind Open torna fuori dopo più di quarant’anni.
Tra i gruppi che, sul finire degli anni ’70 dello scorso secolo, misero a ferro e fuoco la città di Bologna, trasformandola nella capitale morale del circuito indipendente tricolore, ci furono anche i Windopen. Lontani dalla demenzialità degli Skiantos e dalle sperimentazioni dei Gaznevada o dei Confusional Quartet, per nulla coinvolti dall’avanguardia in salsa elettronica degli Stupid Set, i Wind Open si fecero largo con un rock parecchio muscolare, energico e vitale. Ebbero il tempo di incidere un album, Windopen Rock!, pubblicato su cassetta dalla Harpo’s Bazaar di Oderso Rubini, e di esibirsi dal vivo in diverse occasioni, tra le quali l’ormai leggendario Bologna Rock del 2 aprile 1979, per poi scomparire nel nulla.
In realtà, i Windopen non avevano esaurito la propria vena creativa: ebbero il tempo di incidere un pugno di canzoni con un registratore a cassette, in breve pronte per la pubblicazione. Non se ne fece nulla, complice un (coerente) rifiuto di firmare con una multinazionale del disco. Un album fantasma, rimasto, per oltre quattro decenni, ad accumulare polvere chissà dove. Almeno fino a quando la Spittle Records non ha deciso di tirarlo fuori dall’oblio.
Ed eccolo Quando i baci erano fiocchi, il secondo capitolo della storia dei Windopen, remixato, rimasterizzato in digitale e riversato in vinile. Una seconda vita, una seconda possibilità per una band che, dopo un esordio rozzo, grezzo e volgare, stava scrutando altri orizzonti. Più morbidi, meno rabbiosi. Manca una Oh! Ma che cazzo vuoi, per dire, nella quale si citava Lou Reed, in compenso ecco la cover di Yeeeeeeh! dei Primitives (a sua volta rifacimento di I Ain’t Gonna Eat Out My Heart Anymore dei Young Rascals). Un richiamo al beat, oltre che diversi agganci al rock’n’roll e al rock FM. Un suono comunque chitarroso, con qualche concessione alla new wave (Fuori di me) e i piedi ben saldi alla Bologna del tempo che fu, con la title-track (a proposito, i fiocchi, in slang bolognese, sono sempre i baci) che ricostruisce, attraverso gli audio d’epoca, l’irruzione della Polizia nello studio di Radio Alice del 12 marzo 1977.
Rimane da capire come sarebbe stato accolto un disco del genere a fine anni ’70, inizio ’80. Forse con un epiteto tipo “venduti!”. Ma ascoltato oggi, senza paraocchi, Quando i baci erano fiocchi suona come un gradevole e frizzante album ricco di canzoni immediate e piacevoli. Sembra poco, ma non lo è.
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La recensione Quando i baci erano fiocchi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-02-06 17:50:00
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