Ogni tanto è bello entrare in contatto con dischi per i quali l’atto dell’ascolto è assolutamente limitativo alla loro percezione effettiva, dischi che andrebbero visti, più che ascoltati, che bisognerebbe sedersi in poltrona davanti allo stereo, magari un Bang & Olufsen su sfondo bianco, e poi osservare la musica come se fosse un film, dall’inizio alla fine, senza fare nient’altro in sottofondo, magari staccare il telefono, spegnere il cellulare, scollegare il computer, lasciarsi andare al fluire del suono, a melodie impossibili da cantare sotto la doccia, a mutazioni stilistiche disinvolte la cui coerenza intrinseca ti accarezza prima ancora di colpirti, dipanare una trama che evolve senza mai guardarsi indietro, alla continua ricerca di note e rumori che blandiscano il tuo gusto di ascoltatore attento, dischi per i quali l’elettronica è solo una scusa, un pretesto per poter suonare con lo spirito del rock e l’aplomb della classica, e microsolchi intrisi di citazioni, che poi ti chiedi se ce li avrà mai un cd i microsolchi, dischi per cui l’escursione stilistica non è solo un’espressione da comunicato stampa, così come la libertà da costrizioni di tendenza, dischi costruiti di atmosfere rarefatte, ma estremamente fisici nella loro proiezione, dischi apparentemente astratti, ma la cui solidità è inopinabile, fosse solo per i campioni concreti, per le chitarre classiche anche se elettriche, per le voci senza dubbio umane, per le percussioni ritmiche, per residui di rumori, droni, tessuti e interferenze, che residui non sono visto che dominano la scena, e così via, ascolto dopo ascolto, nel tentativo di esaurire l’inesauribile.
Ho parlato di dischi, al plurale, ma a dire il vero stavo parlando di un disco: 3/4HadBeenEliminated, “A Year of the Aural Gauge Operation”.
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La recensione A Year of the Aural Gauge Operation di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-04-18 00:00:00
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