Come la futilità dell’elitismo musicale non ha potuto nulla contro uno streamer marchigiano che ha deciso di fare pop-punk -e ci è pure riuscito.
Nei primi anni ‘90 la critica ha tracciato una linea netta e invalicabile nel panorama musicale: esiste del punk per grandi intenditori, e del punk per bimbetti. Se un tempo tale scissione si riferiva alle fan-wars del punk impegnato e vecchia scuola dei Buzzcocks contro quello demenziale stile Blink-182 (per la cronaca, i Buzzcocks hanno una canzone intitolata Orgasm Addict), esiste una versione attualissima ed italianissima dello stesso eterno dibattito.
Non è un segreto che, sin dalla sua popolarizzazione con Dookie dei Green Day, i fan del pop-punk siano stati additati dalla vecchia guardia come ridicoli o poser, che le band pop-punk non fossero viste diversamente dai Backstreet Boys se non per gli strumenti in braccio e le Vans ai piedi. Quindi c’è davvero da stupirsi se il suo stereotipo sia poi diventato l’essenza stessa del genere? Insomma, c’è da stupirsi per l’esistenza di Rebel di Naska nel 2022?
Bisogna però ammetterlo: l'iniziale smorfia di fastidio è comprensibile di fronte ad una celebrità di Twitch e il suo prevedibile arco evolutivo musicale da rapper diventato emo-trapper per poi completare la metamorfosi in pop-punker nel giro di 5 anni (Machine Gun Kelly, diamo la colpa a te). Storcere il naso di fronte ad un album il cui brano di apertura si chiama Fare Schifo (Con Me) o di fronte alle lyrics “Non ditelo ai miei che non faccio trap/ Sto facendo pop punk/Tu fatti i popcorn” è ammissibile, specialmente se si è cresciuti tra Frammenti e Negazione e non si ha alcun interesse nel rimanere al passo con la gen Z.
É anche vero che se si apprezza Rebel per quello che è -un revival 2000's ben riuscito, un disco rock italiano ben prodotto?- non bisogna vergognarsene. Se il ritornello “Io non c'ho la testa/io non c'ho la cresta/ Ma dentro mi sento un po' un fottuto punkabbestia” si cementifica nel cervello al primo ascolto, se ci si ritrova a voler riascoltare Horror perchè ricorda la nostalgica melodrammaticità di The Reason degli Hoobastank, è perchè Rebel è un disco che riesce nel proprio intento. Fa un po' di casino, nei limiti del radiofonicamente accettabile, e fa ridere con lui piuttosto che di lui. La corrente da cui attinge non è di certo nota per essersi mai presa sul serio, dopo tutto.
Che sia al MI AMI Festival con una gamba rotta o presto sul palco del Rock in Roma, che lo si ascolti "ironicamente" o nel nome di una scena ingiustamente presa di mira nei secoli, Rebel è la prova di come la futilità dell’elitismo musicale non abbia potuto nulla contro uno streamer marchigiano che ha deciso di fare pop-punk, e ci è pure riuscito.
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La recensione Rebel di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-13 12:03:00
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