Un secondo album solido, dal quale traspare in continuazione la maturità artistica raggiunta dal cantautore ligure.
È ora di riconoscerlo: l’indie italiano, per come abbiamo imparato a conoscerlo negli ultimi cinque/sei anni, stava iniziando ad avere il fiato corto. Quante volte si può cantare lo stesso flirt nato durante una serata in un bar affollato? Quante feste possono essere raccontate con ironico distacco prima che la misura sia colma? Fortunatamente nell’ultimo periodo le cose hanno cominciato a muoversi: si è allargata sempre di più la schiera di artisti che, pur muovendo da un approccio e un immaginario classicamente indie, se ne è gradualmente distaccata, spezzando le catene di una tardo-adolescenza musicale che sembrava non potesse terminare mai.
APICE, con il suo secondo disco Attimi di sole, dimostra di appartenere a pieno titolo a questa nuova ondata di musicisti. Le nove canzoni che compongono l’album rappresentano egregiamente quell’evoluzione che sarebbe auspicabile per il genere: nei testi vengono abbandonati i cliché da studenti fuorisede fuoricorso, privilegiando invece il racconto di una quotidianità forse meno catchy ma sicuramente più reale e articolata. Anche dal punto di vista musicale sono vari i territori musicali dai quali APICE attinge: Fulmini di guerra, la traccia d’apertura, si sviluppa con un retrogusto disco anni ’80 – enfatizzato dalla citazione di Figli delle stelle di Alan Sorrenti. Mia, per contrasto, è una tenera semi-ballata perfetta come soundtrack per una commedia romantica. Sono anni si butta su un cantautorato maturo, alla Samuele Bersani, mentre ad Ortiche tocca la quota pop-rock, riuscendo a movimentare il disco con le sue chitarre alla The Libertines belle in primo piano. Traslocare, malinconico addio ad una casa che si è in procinto di lasciare, è un lento da accendini accesi, durante il quale stringere il proprio partner. Pur nella varietà di stili e riferimenti, Attimi di sole non è un disco frammentato, tutt’altro: APICE riesce, canzone dopo canzone, a mantenere con sicurezza una rotta organica, senza perdersi in citazionismi sterili e fini a sé stessi, ma gestendo con sapienza i diversi rimandi musicali e sfruttandoli per dare ritmo e varietà all’album.
Si sente dire solitamente che il secondo disco è il più difficile per un artista: APICE sembra però non esserne al corrente, e confeziona un album solido ed estremamente maturo, perfetto trampolino di lancio per posizionarsi tra i nomi più interessanti del nuovo indie italiano.
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La recensione Attimi di sole di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-07 00:24:48
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