Alle prese con un cantautorato pop dalle reminiscenze hip-hop Kabo canta i suoi demoni, con insolita pacatezza
Sopra una ritmica tipicamente hip-hop fanno capolino una manciata di accordi di chitarra acustica, conditi qua e là da contrappunti pianistici. L’approccio al songwriting nel nuovo singolo di Kabo tiene da parte il rap, come fosse solo una reminiscenza. Ci sono vibrazioni pop quasi del tutto prevalenti in Spettri, tra i suoni di un cantautorato innocente e il modo di cantare disinteressato à la Jovanotti.
Ma ad essere assolutamente pop è il pretesto narrativo del brano, ossia i fantasmi che abitano la mente della voce narrante, la convivenza coi quali è divenuta routine senza che lo si volesse. Con una serie di topoi vagamente "caparezziani" – da Van Gogh al riferimento al taccuino come compagno di vita – Kabo ci presenta quelli che potrebbero essere tranquillamente definiti i suoi demoni, e lo fa con una pacatezza parecchio strana.
Funziona tutto, perfino il ritornello così orecchiabile da sfiorare la banalità, e nonostante la breve durata del pezzo si percepisce comunque la profondità verso la quale Kabo ci accompagna, tenendoci la mano con insistenza, cercando sempre più di farci stare al sicuro. Spettri che esternamente non creano turbamento, di fronte ai quali si può persino ancheggiare, ma che lavorano parecchio all’interno creando piccole smorfie sul viso.
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La recensione Spettri di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-03-27 11:29:39
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