Sonorità eteree eppure solide e pesanti fanno da colonne indistruttibili nel viaggio verso se stessi, verso la propria liberazione, verso la propria agognata catarsi.
Vercingetorige è il primo lavoro da solista dell'omonimo Vercingetorige (Fabio Ripanucci), musicista perugino con tanta gavetta, chilometri e palchi alle spalle.
Si tratta di una raccolta di sette canzoni che spaziano dall'elettronica al pop, sfiorando l'alternative. Sono canzoni che ricostruiscono un viaggio interiore personalissimo i cui testi procedono per immagini e suggestioni.
Il sound in bilico tra l'elettronica e il pop, non risulta mai troppo carico e barocco scegliendo invece la via del minimalismo. Drum machine e kit acustici più percussioni costituiscono un colore e una pulsazione profonda rendendo le canzoni quasi musiche rituali, sciamaniche. Basso elettrico, chitarre acustiche ed elettriche oltre che pad e synth completano lo spazio sonoro e anche qui la tendenza è quella di togliere piuttosto che di aggiungere elementi o più note del dovuto. In questo modo ogni linea melodica o armonica risulta essere pesante, significativa e ben scolpita nell'economia di ogni canzone.
Anche la voce, profonda e flautata, ricca di carisma e calore, non eccede mai e rimane nella parte bassa dell'estensione baritonale che le compete. Non ci sono orpelli, abbellimenti e sfoggio di tecnica, perché il punto centrale non è la bravura, quanto la ricerca di una catarsi artistica e personale. Più che un canto è una cantilena, un preghiera laica.
Al livello di produzione, il missaggio è limpido e restituisce un sound naturale e, per quanto over compresso, risulta molto piacevole e caldo all'ascolto. Conturbante la scelta artistica di "non chiudere" in Sonno, lasciando il pathos e una sensazione di disagio. Tra le tecniche più usate, quella del pieno/vuoto ossia il riempimento e lo svuotamento sonoro all'interno dei moduli della forma canzone, come ad esempio in Polistirolo dove lo stesso giro armonico si riempie e si svuota, fino a lasciare da soli voce e basso o in Sepolto, dove la strofa vede solo voce, basso e rhodes. Notevole l'ultima canzone, Luce, esempio riassuntivo di tutta la poetica e lo stile dell'album.
In conclusione Vercingetorige è un album stracolmo di spunti e di voglia di comunicare scegliendo strade alternative e puntando su una semplicità ricercata, trovata e difesa con le unghie e con i denti. L'unico appunto possibile potrebbe essere la mancanza di un cambio di passo, di un colpo di scena durante la tracklist, qualcosa di sorprendente che aiuti la soglia dell'attenzione a guizzare in alto. Al netto di questa minima osservazione però l'ascolto risulta comunque avvincente, a tratti spiazzante in senso positivo e alla fine dell'ultima canzone rimangono dentro l'ascoltatore stati d'animo contrastanti, come se ci fosse qualcosa rimasta in sospeso nel profondo, come se la fine del viaggio restasse da concludere in silenzio, dentro la propria mente.
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La recensione Vercingetorige di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-03-24 16:42:40
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