Filosofia sonica e rumoristica
Che Il cavallo di Torino sia, da sempre, interessato a mettere in musica le parabole più strane, metafisiche e bizzarre è un dato di fatto. Eppure, con questo nuovo disco, Inferno 13, l'artista milanese fa un passo in avanti. Com'egli stesso dichiara, infatti, "Ho chiamato questo album Inferno 13 in riferimento al tredicesimo canto dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri; in questo canto Dante colloca le anime dei morti per suicidio". Chiaro ed evidente perciò come, viste le premesse, non si possa parlare di un disco particolarmente solare o gioioso, tutto il contrario.
Eppure, proprio in questa cupezza e "nerezza" di toni, simboleggiata dalla bellissima Adolf H., il mio prezzo preferito, si rintraccia una "scia luminosa" fatta di post-rock sopraffino, sostenuto da un impianto, per così dire, filosofico di tutto rispetto.
Il cavallo di Torino non lascia nulla sospeso e non fa niente per caso: ogni singola nota di questo lavoro e pesata e ponderata, come un accento grave o una rima petrosa in Dante Alighieri. Ne viene fuori un viaggio, per l'appunto, oscuro e umbratile, in cui il sole non si vede mai e anche se si scorgesse dalle profondità infernali non riscalderebbe. A far provare caldo ci pensa il post-rock infero de Il cavallo di Torino. Non il disco più facile che ascolterete ma sicuramente uno dei più profondi.
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La recensione Inferno 13 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-03-29 08:25:32
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