Lorenzo Pucci si sta facendo conoscere raccontando la sua storia sulle note di un jazz-funk che lascia stupiti.
Nel 2015 Lorenzo Pucci apre uno studio con alcuni musicisti, la Pyramid Produzioni, mentre scrive canzoni che non vedono la luce fino a quando proprio i suoi nuovi soci lo spingono a creare un proprio progetto musicale. Si inizia allora a mettere insieme musica e testi in un disco prodotto da Fool Immersion che vede la luce nel novembre 2021: Sono sempre in ritardo.
Il racconto autobiografico mette in primo piano un aspetto che torna per tutto il resto dell’album. “Sono sempre in ritardo” non è solo un titolo, ma un’ammissione di colpa che costringe il cantante ad affrontare i propri limiti, errori e paure. Non è con leggerezza che avviene questa accettazione, ma con la voglia di riscatto che lo porta a disseminare quattro skit nelle quali si mostra l’approccio riflessivo con cui vengono affrontati gli argomenti centrali del disco.
Il tema del ritardo schiude ai due poli chiamati in causa: il tempo e l’altro. È una voce soffusa che dà le coordinate per cogliere il filo rosso che attraversa l’intero lavoro, dalla definizione del tempo così come viene preso in considerazione, alla provocazione finale di 60 minuti: “se non ci fosse l’altro io non sarei mai in ritardo”. È pungente, precisa e per nulla banale, indice di un’attenzione rara alla costruzione dei concetti proposti.
L’altro che viene presentato sfocia in tutte le personalità con cui quotidianamente ognuno è portato a confrontarsi. Quinto è un poliziotto descritto per un intero brano, un personaggio familiare del quartiere, lo stesso dove probabilmente si trova la piazza da cui si scorge la folla di persone di Sono sceso in piazza. Di fronte a un paesaggio così eterogeneo di donne e uomini, la voce di Lorenzo irrompe con Diploma, spostando l’attenzione dalla propria storia a quella di ognuno, con la domanda: “chi se ne frega se sei diverso dagli altri?”.
Il genere principale a cui è assegnato il compito di sostenere l’esperienza personale di Lorenzo è un jazz-funk che sfocia quasi nel soul, creando un clima intimo, ricco di fraseggi di chitarra jazz e sezioni di fiati. È nell’ambiente live di un locale che questa dimensione musicale regala il meglio di sé, non è un caso che proprio una live session sia uno dei biglietti da visita con cui l’artista si è presentato. Viene ripresa l’immagine di un piccolo palco illuminato a luci calde e soffuse che rimanda a figure come Bill Withers o Nina Simone e che oggi in Italia conosciamo attraverso i primi lavori di Willie Peyote con i Funk Shui Project e Marco Castello. Un’eredità non da poco, a cui Lorenzo Pucci ha saputo rendere onore.
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La recensione Sono sempre in ritardo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-07 10:03:57
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