Genetliaco musicale
"L'album esce per il mio compleanno, 29/04/1985 la data della mia nascita, proprio per ribadire l'importanza che questo lavoro ha per me".
Non so se per voi faccia lo stesso effetto che ha avuto su di me, ma questa dichiarazione di PLUHM, posta come sorta di esergo al suo nuovo lavoro Canzoni di Buio e Luce mi ha veramente tanto commosso e fatto riflettere. Già, riflettere, riflettere su un disco, questo Canzoni di Buio e Luce che, pur presentandosi quasi in tono minori, con sonorità soffuse e arrangiamenti che "vanno ricercati per essere trovati" mi è sembrato un gran disco. Un gran piccolo disco se vogliamo giocare con le definizioni.
Prendiamo proprio una traccia come 1985, un pezzo che, almeno per come io intendo la musica e l'arte in generale, risulta essere immediatamente auto-esplicativo: qui l'arrangiamento è il baricentro dell'intero costruzione, sostenuta poi da sonorità distanti e siderali e da una sorta di atmosfera distaccata e distante che ho trovato di indubbio fascino. I suoni elettronici sono, infatti, quasi glaciali per quanto sono algidi e dis-umani: eppure, più ci si distacca dalla dimensione della persona, più la carica di umanità si percepisce in modo netto, costante e, perché no, caldo.
Un lavoro rarefatto, è vero, ma anche denso. Potenza del paradosso, potenza della musica di PLUHM.
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La recensione Canzoni di Buio e Luce di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-04-29 00:00:00
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