Un disco per reagire all'immobilità causata dal lockdown. In tanti hanno scritto nuove canzoni in quel periodo così particolare, in pochi sono riusciti a coglierne l'essenza e a veicolare così bene uno stato d'animo comune. Premete play e perdetevi in questo nuovo viaggio, ne vale la pena!
Sessanta giorni di niente è il primo viaggio discografico di Gipo, giovane cantautore leccese.
Si tratta di una raccolta di dieci canzoni che allungano l'elenco degli album scritti per reazione e in risposta ai duri mesi di chiusura a causa del covid 19. Lo stile oscilla tra il pop, il rock e la musica d'autore.
Si sente subito una propensione agli anni 90, primi anni del 2000, soprattutto la batteria suona e si può ricondurre a questo storico. Essenziale, ben compressa e puntuale, peccato per la poca pulsazione portata da un kick poco presente nel mix e da un rullante forse troppo squillante e con poca pacca.
Il basso, che dovrebbe uscire maggiormente, vista la latitanza del kick, in realtà rimane più o meno sul suo stesso livello, quindi un po' indietro, rendendo certe volte poco apprezzabili dei passaggi e delle figure ritmiche e scelte di ottimo gusto.
Le chitarre sono bene a fuoco e costituiscono quasi sempre lo scheletro arrangiativo delle canzoni. Ci sono bei raddoppi, ottimi fraseggi e la ricerca di un suono e di un ambient preciso, che spesso viene centrato alla perfezione.
Synth, pianoforti e emulazioni di archi contribuiscono fortemente al colore degli arrangiamenti fungendo più da pennellate che da vere e proprie forme, riuscendo sempre nel primo obiettivo che è quello di incollare gli altri strumenti e riempire le frequenze lasciate vuote da questi.
La voce è riconoscibile, peculiare e si sposta in un' estensione baritonale che si colora molto nelle parti più basse e si assottiglia nei registri più alti. Ottimo il controllo dei falsetti, bella la scelta effettistica di distorsioni e megafoniche in alcuni frangenti. Ben dosato l'utilizzo dei reverberi che non bagnano eccessivamente la voce. Peccato per l'equalizzazione un po' troppo frizzante in alto e per il trattamento non sempre puntuale delle sibilanti.
I testi offrono un punto di vista privato sul mondo esterno, sulle brutture del mondo, soprattutto nel momento storico in cui il disco è stato scritto, ma essenzialmente si tratta sempre di testi molto personali e introspettivi. Bella la scelta delle parole, le metriche sono sempre puntuali e i concetti sono ben espressi, senza problemi di coerenza.
In conclusione Sessanta giorni di niente è un buon primo album con molto carattere e con un sound già ben strutturato. Gli unici punti deboli riguardano il missaggio e il mastering che hanno restituito un prodotto con molta poca pancia e una scollatura netta tra la parte bassa dello spettro sonoro e quella alta. Questo purtroppo rischia di ripercuotersi nella fluidità dell'ascolto, che deve lottare per compensare questa mancanza di presenza in frequenze che per l'orecchio sono importantissime e sono recepite meglio e più dettagliatamente rispetto alle alte e alle basse frequenze.
Al netto di questa osservazione, la tracklist è ben strutturata e si fa ascoltare tutta d'un fiato, lasciando in uno stato d'animo sospeso, che poi sembra essere lo scopo dell'autore. Un buon punto di partenza per continuare a evolversi e migliorarsi!
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La recensione sassanta giorni di niente di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-18 13:23:52
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