Un tuffo nell'alt-rock degli anni '90.
Esistenze a metà, esordio del progetto Rainy, nasce dall’esigenza di Samuele Davì – il deus ex machina nascosto dietro al piovigginoso moniker, e già frontman del gruppo stoner The Perception – di dare vita a brani in italiano attraverso i quali omaggiare i propri generi musicali preferiti.
E infatti, fin dalle prime note Davì lascia ben poco spazio ai dubbi su quali questi generi siano. L’intero album trasuda di quell’alt-rock dei primi Duemila che all’epoca la faceva da padrone su MTV. Nel corso dei dodici brani che compongono il disco occupano sicuramente un posto preminente i Placebo di Black Market Music, lacerati tra disordinate contaminazioni elettroniche e chitarre abrasive: Sehnsucht ne è forse l’esempio più lampante, complice anche la vocalità acuta di Davì. C’è spazio però anche per richiami alle chitarre più struggenti e nebbiose dei The Cure periodo gothic (Pensieri bulimici), mentre altrove le sonorità si indirizzano maggiormente verso il pop: ne sono esempi la semiacustica Giorno dopo giorno, che soltanto verso il finale lascia spazio ad un dolce pop rock radiofonico, o la malinconica ballad conclusiva The show must go on, ideale per calmare sul finale le atmosfere del disco.
Esistenze a metà è un disco nato con l’intento di omaggiare la musica di quel ventennio, compreso tra gli inizi dei Novanta e gli ultimi degli Zero, durante il quale il rock ha vissuto i propri ultimi momenti di gloria. Rainy riesce a evitare la carta della nostalgia, e ci consegna un album vivo, che riporta alle nostre orecchie le sonorità di quel periodo in maniera credibile e attuale, senza indulgere in rimpianti dei bei tempi che furono, ma cercando di adattarle ai tempi presenti: scusate se è poco.
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La recensione Esistenze a Metà di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-23 12:48:09
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