Floating Islands è un disco che racchiude compattezza dei suoni e limpidezza degli strumenti, i quali, associati ad una notevole padronanza del linguaggio musicale sono elementi che raccontano un bel disco
Floating Islands, uscito il 7 maggio su CD tramite l’etichetta Sound Effect Records, in vinile a cura dell’etichetta Adansonia Records e in digitale per (R)esisto Distribuzione è il nuovo e secondo album del quartetto strumentale Jalayan. Riprendendo il precedente Sonic Drive, pubblicato su web e CD tramite Atomic Records, il nuovo lavoro si sviluppa lungo la stessa linea, sperimentando un solido space rock progressivo, intriso di elementi elettronici e folcloristici, a tratti mediterranei.
La chiave di lettura di Floating Islands la si può trovare nel titolo stesso: guardare il pianeta Terra, come fosse, insieme agli altri corpi celesti, solo una semplice isola galleggiante nel mare infinito dell’universo, da amare e proteggere in quanto nostra unica casa, seppur tanto fragile.
Il nome della band milanese è un tributo alla mitologia antica, e, nello specifico, alla "teoria degli antichi astronauti", secondo la quale ci sarebbe stato un contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane. Il nome "Jalayan", infatti, richiama i "Vimanas", descritti nei testi sacri precursori dell’induismo come oggetti volanti usati dalle divinità per viaggi o battaglie.
E si ha l’impressione di essere davvero dei viaggiatori nello spazio ascoltando le otto tracce strumentali del disco, composte e arrangiate tra il 2019 e il 2021, in una convincente fusione di chitarre, tastiere, basso e sintetizzatori, capaci di creare una miscela di sonorità rock progressivo, psichedelica, etnica ed elettronica. Le chitarre sono protagoniste indiscusse dell’intero lavoro, ma non diventano mai pesanti, né si avvicinano al terreno metal, mentre le tastiere riescono a creare vere e proprie atmosfere celesti di beatitudine. Le sonorità che accompagnano il disco ricordano molto artisti come Gong, Steve Hillage e Ozric Tentacles.
I Jalayan detengono l'indubbia capacità di plasmare i suoni a loro piacimento, come fosse magma fluido. Si passa dalle note alte di tracce come Tilmun e Nemesis, ai suoni bassi e scuri di Shem Temple e Narayanastra, fino alle atmosfere soffuse e rarefatte di Edination.
Il tema del viaggio interstellare torna anche nella grafica dell’album, opera di Matteo "Hemlock" Spadaro: un ponte sospeso tra pianeti e stelle, una casa e funghi giganti dai colori che rimandano a fumetti fantasy o videogiochi futuristici.
Floating Islands è un disco che racchiude compattezza dei suoni e limpidezza degli strumenti, i quali, associati ad una notevole padronanza del linguaggio musicale sono elementi che raccontano un bel disco, firmato da una band qualitativamente interessante e da tenere d'occhio.
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La recensione Floating Islands di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-07-08 17:13:00
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