Elias La Flame riduce il cosmo per riproporlo in un lavoro ambient, un pugno di colonne sonore dall'ampio respiro che sanno spaziare dalle influenze etniche all'elettronica fino a esperimenti orchestrali di spunto classico.
Senza nome, Elias La Flame suona nell'anonimato, ma è con il suo primo disco - Jupiter - che si mostra al pubblico. Il musicista milanese si lancia così nel panorama italiano con un esperimento che fonde ambient ed elettronica per prestarsi al genere delle colonne sonore. Tutt'altro che uno scherzo è il cercare di trovare un posto all'interno di questa scena, e il primo progetto di Elias La Flame ne dimostra le capacità, che tuttavia mostrano ancora le piccole incertezze tipiche di un primo lavoro.
Jupiter riesce a contenere senza contrasti e contraddizioni sfaccettature differenti della personalità musicale di Elias. Così si viene accompagnati in un percorso ricco che va da composizioni orchestrali come Uranus, in cui i campioni di archi riescono a riprodurre l'immagine di un'atmosfera ampia, spazializzata, nello stile di Hans Zimmer, a brani caratterizzati dall'uso di strumenti più ricercati, come Earth. Qui sono le percussioni che, dialogando con violini e fiati, si impongono come elemento centrale del brano, inseguendo quella stessa ricchezza e varietà di suoni che caratterizza, tra gli altri, anche HLFMN.
Tra questi due estremi, il principale influsso che risuona in tutto l'album è quello della musica elettronica. Sulla scia di ODESZA è sulla ritmica che ci si concentra. I campioni ora non sono solo copie di strumenti con cui simulare paesaggi sonori differenti, bensì elementi con cui giocare per creare fantasiosamente alternanze ritmiche che coinvolgano chi ascolta. In Mercury si può trovare un bell'esempio di come questo abbia luogo.
In ultimo risulta interessante notare che Jupiter abbia in realtà le caratteristiche di un concept album, per quanto sia molto più difficile da identificare non essendo presente alcun testo. A partire dai titoli, ognuno dei quali rimanda al campo dell'astronomia, fino a caratteristiche strutturali comuni in ogni composizione, il lavoro di Elias è compatto e pur nella sua varietà riesce a rimanere fedele a un progetto unico e ben definibile. Questo risulta essere anche la parte più difficile da portare a termine senza intoppi per il musicista milanese. Per quanto a livello di contenuto ogni esecuzione sia ben differente dalle altre, sul piano strutturale la fantasia sembra essere meno rendendo ognuna delle molte tracce di Jupiter comunque molto simile a tutto il resto del lavoro.
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La recensione Jupiter di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-27 18:58:04
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