Beatrice PucciLe colline dell'argento2022 - Cantautoriale, Alternativo

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Beatrice Pucci ci attira a sé con la tenerezza del suo cantautorato, lasciandoci in una landa argentea, animata dalla sua voce

Il primo ascolto di Figli, singolo del disco d’esordio della cantautrice Beatrice Pucci, lascia dello sconvolgimento nell’aria. Sarà la struttura sfilacciata della strumentale che arranca dietro alla batteria, saranno le venature della voce, sarà la sicurezza quasi perentoria della salvezza trovata nella musica che viene cantata. Ad ogni modo risulta chiaro che una scintilla da qualche parte si è accesa, e conviene seguire la sua luce, per provare ad arrivare nella valle argentea dove le sue richieste prendono forma.

Beatrice non ha ancora 25 anni e il suo cantautorato risuona di una fragilità che disarma senza pietà. Sempre sul punto di spezzarsi a metà prima di essere avvolta e inghiottita da quelle chitarrine – qualcuno direbbe indie, qualcun altro folk − che mai ci si sarebbe aspettati così autoritarie, ha assorbito con decisione le lezioni arrivate da oltreoceano e ci ha rivestito pensieri, momenti, e “piccoli momenti di serenità”, come si sente in Angoli, la traccia conclusiva.

Le colline dell’argento, così si intitola l’ep, forse per dare una definizione spaziale e cromatica ai rifugi che Beatrice Pucci ha voluto crearsi scrivendo questi sei brani, suonandoli e cantandoli con quella vena di disperazione che caratterizzava Angel Olsen all'inizio della sua produzione. Una vena disperata che scorre in superficie, ma che si lascia intravedere a tratti, senza forzature, come a voler essere preservata. Ad agire da schermo è la distanza che viene più volte posta davanti al materiale emotivo raccontato. Beatrice esplicita più volte il fatto di star cantando, rompendo il gioco implicito con l'ascoltatore, e ribadendo che è solo così che potrà mettere in salvo questo suo archivio.

E sia ben chiaro, il rifugio è solo suo e non nostro. In questi 18 minuti abbondanti la fa da padrone la sensazione di essere sperduti in una landa chiara e spietata. Beatrice Pucci ci attira a sé con una tenerezza cantautorale che negli ultimi anni ci ha fatto conoscere e amare Emma Nolde, e poi ci congela nota dopo nota, come fosse aria pura e incontaminata. Avvicinarsi troppo significa scottarsi, ma la tentazione di entrare nei suoi angoli bui è grande, per guardare  meglio questo groviglio di immagini, reticenze, "e un mangiafuoco sputa sul mio cuore". Sipario.

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La recensione Le colline dell'argento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-03 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • mario.miano.392 anni faRispondi

    Grazie per fare luce su ciò che è pura meraviglia. Qui c'è un potenziale che lascia annichiliti. Le tracce 1, 2 e 4 sono piccoli classici sospinti da una voce che ti trasmette echi del primo Alan Sorrenti sperimentale magnificate da un timbro che solo Emma Nolde fino ad oggi. Un Tim Buckley virato indie italia. Qualcosa su cui vale davvero la pena scrivere altre parole e incoraggiare senza riserve. Ho trovato davvero emozionante ascoltare Beatrice Pucci: qui c'è un'emotività e un urgenza che anche i nuovi dischi di Angel Olsen e Sharon Von Etten sono "ordinari" a confronto. Sarebbe bello che si cominciasse a focalizzare sulla nostra magnifica musica italiana piuttosto che mettersi a riportare cronache musicali scopiazzate da Pitchfork o di raccontarci quanto è figo Kendrick Lamar. Complimenti, amo la musica e quello che mi aspetto e che qualcuno mi faccia scoprire quella bella!