Tagliente, ispirato, folgorante: nove brani in cui c’è tutta l'essenza dei BJLFP
Quella inaugurata con “Aoh!”, il quarto album di inediti, è certamente una nuova fase per i Bobby Joe Long's Friendship Party.
La band romana infatti torna con un nuovo disco a tre anni di distanza da quel “Semo Solo Scemi” che chiudeva quella che loro stessi hanno definito la “Trucilogia di Roma Est” (e di cui fanno parte anche il lavoro d’esordio “Roma Est” e il successivo “Bundytismo (ConcettiSostanzeMeanstream)”. Due sono stati nel frattempo i grandi cambiamenti intercorsi: l’interruzione del rapporto con la storica etichetta fiorentina Contempo e soprattutto, la prematura scomparsa del talentuoso e poliedrico chitarrista Angelo Puzzutiello alias Abacab Carcosa.
Una memoria da mantenere viva e dalla quale non si può assolutamente prescindere: neanche per un minuto la band ha pensato di mettere da parte il progetto musicale dopo il grave lutto, decidendo piuttosto di farlo diventare un nuovo punto di partenza. “Fare e non contemplare in tristezza il passato e il futuro. È difficile, ma è un dovere. Co' Abacab Carcosa noialtri conquisteremo la Luna perché sarà sempre parte di noi”, scrivevano all’indomani della dolorosa perdita.
“Aoh!” è quella risposta, quella ripartenza, quel nuovo inizio che riprende il discorso da dove lo si era interrotto: tagliente, ispirato, folgorante. Spiazzante come quei pochi secondi scelti come introduzione, che sintetizzano l’alienazione dei ragazzi delle periferie romane alla fine degli anni Settanta. Questi sono i Bobby Joe Long's Friendship Party, e la loro natura provocatoria e dirompente si esprime ancora una volta in questi nove brani in cui c’è tutta la loro essenza perché questo è quello che, da sempre, sono stati capaci di creare: fotografare un immaginario e rielaborarlo, riscriverlo attraverso le regole e i codici che caratterizzano la loro identità.
Una trasformazione che parte dalla musica, calderone sterminato da cui attingere, per poi personalizzare e rimodellare: post-punk, dark-wave, rock-alternative sono alcune delle possibili etichette di cui si sentono le influenze maggiori e da cui prende vita la loro “coatto-wave”, il “synth-pop de Roma Est” rivendicato con orgoglio.
E poi i testi, declamati nello stile inconfondibile del leader carismatico Henry Bowers, che giocano continuamente sui contrasti, dalle citazioni, colte o popolari, al gergo di borgata, dalle sfumature da interpretare a un’ironia spietata e terribilmente concreta, sintetizzata in un linguaggio simbolico che ancora una volta, decostruisce e rigenera, restituendo fotografie nitide e piene di realismo.
È la forza magnetica di un codice personale divenuto da subito iconico, atipico e affascinante: il tagadà dell'umore e l’Alzheimer delle borgate, il tempo che scorre giacobino sul Gra in attesa de Napoleone e l’Astrazeneca della nostalgia, in una corsa sfrenata che passa in rapida successione da da Winston Churchill a Pietro Maso, da Jonathan Archer a Paul Gaugin, da Bela Lugosi a Filippo Tommaso Marinetti, da Arthur Shelby a Pier Paolo Pasolini, dove i punti di riferimento sono infiniti ed facilissimo perdere l’orientamento.
“Aoh!” è un disco che frastorna perché, così come i BJLFP ci hanno insegnato da sempre, è privo di compromessi, ma pronto a spingersi ancora una volta in avanti, a guardare al futuro, ad aprire prospettive nuove: gli scratch di Dj Myke su “Notte de varpurga”, le aperture luminose di “Vatewave” o le atmosfere vitali della conclusiva “C’è da dire” sono le esplorazioni sonore più sorprendenti.
Sono ben poche le band in Italia che possono vantare una personalità così forte e una tale originalità: per questo ai Bobby Joe Long's Friendship Party occorre prestare attenzione, perché un talento così manifesto è pronto a conquistare la Luna.
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La recensione AOH! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-06-26 22:49:00
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