Un timido inizio funk-danzereccio
Nella prima strofa, quasi senza preavviso, si cita la grattachecca al limone. Un segno premonitore. Rincorrere la romanità del 2017 nell'immaginario musicale ha ancora senso per qualcuno, riesce a convincere alcuni reduci che un senso di vitalità sia ancora nascosto in questi stilemi. E va bene così. Assistiamo curiosi a questi ultimi battiti di una moda. Medal non è romano, e infatti, tralasciando qualche manierismo, la sua musica si scosta dal cantautorato a tinte semi depresso della capitale. La sua SAHARA ha un piglio funk-danzereccio moderato, eccezion fatta per un'intro che ricorda una versione presabbene di Ultimo.
Quando subentra la percussione elettronica il brano riesce ad aprirsi, a trovare un respiro più ampio, e nonostante la produzione di Francesco Strangis non sia proprio di grande fattura, l'arrivo del basso suonato da Matteo Giannetti salva un po' il tutto in corner, o almeno prova a conferire una vena di autenticità. Mettendo da parte le aperture derivanti dall'arrangiamento quello che manca a SAHARA è una crescita, una vera salita, un gioco con le diverse profondità che lo avrebbe probabilmente reso un brano adatto a fungere da singolo. La voce di Medal si adatta all'andamento pianeggiante e finisce purtroppo per invischiarsi, non trasparendo del tutto attraverso le maglie della musica. Ci sono buone premesse, manca un po' di coraggio.
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La recensione SAHARA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-09-21 11:42:29
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