Spasulati Band Pirati nei MHZ 2006 - Ska, Reggae, Patchanka

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Gli “spasulati”, gli “spiantati”. Secondo voi che musica potrebbe saltar fuori da un’enclave albanese – nella fattispecie quella di Santa Sofia d’Epiro, tremila anime incastonate sulle colline fra lo Jonio e la Sila greca, Italia giusto perché la provincia è quella di Cosenza – dove, giustappunto, si parla l’arbäresh? Si, esatto, proprio quella, quella lì: la famigerata patchanka. La pericolosa “mistura musicale” che tutto e nulla significa. Nefasta etichetta che spesso rischia di penalizzare prodotti invece discretamente interessanti. Come quello che scorre or ora nelle mie orecchie.

Procedo con ordine. Già il solo ambiente culturale da cui salta fuori questo bizzarro settetto è meritevole di attenzione. Si, perché gli albanesi costituiscono una fra le minoranze linguistiche più consistenti d’Italia (“storiche” le definisce la legge del 1999 che ne tutela gli idiomi) e molti centri, fra l’Abruzzo e la Sicilia, sono nati e pasciuti come singolari arcipelaghi culturali: che però, appunto, si distinguono per la parlata arcaica e non per quelle correnti in Albania. Quindi è già stimolante ascoltare una dozzina di pezzi in questa lingua totalmente incomprensibile e scomparsa in patria che però – fra qualche contaminazione, qualche prestito, qualche calco fra il calabrese e il pugliese e tutte le altre parlate regionali nostrane – risulta funzionalissima a questo pastrocchio di rock, ska, dub in cui è però il reggae a fornire puntualmente le basi ritmiche. Questo il quadro stilistico.

Un pasticcio che personalmente sopporto per non più di venti minuti, ma che al di là di una certa inevitabile ripetitività, mantiene una sua cifra (seppur abbastanza limitata) di originalità. Originalità dovuta ad un “respiro” piuttosto ampio del disco – di solito reggae, patchanke varie e compagnia bella mi comunicano un’insopportabile sensazione di limite, di steccato, dovuta appunto alle ristrette possibilità di manovra all’interno di quei generi: qui no.

Nei dodici pezzi si percepisce anzitutto la genuinità dell’ispirazione world e nello stesso tempo un’apertura inaspettata ad altri generi (la bella ballata “Maç Maç” o la pseudo-fusion “Paméta”) che risente di una certa farraginosità in fase di “assemblaggio”, ma che è Vera. Poi il cantato, che è corposo e giusto, per la trasversalità di questa musica – un po’ sfiatato, sempre a più voci, allungato ed onirico. Infine, certi intarsi – senti i riff in “Vapë”, i fiati in generale o qualche virata quasi pop tipo nell’attacco “Bòtë e shurë”.

Peccato che musicalmente il disco non offra molto altro, a parte una certa spinta danzereccia che sicuramente fa degli Spasulati una coinvolgente live-band: la sua verve sta negli interpreti, nell’apparato linguistico, in certi spunti. Più che su un complesso abbastanza trito.

Ma chi ama il genere troverà pane per le proprie orecchie. Assolutamente.

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La recensione Pirati nei MHZ di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-08-19 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • NicolaGiuseppeBuonoBusciacco 8 mesi fa Rispondi

    A distanza di quasi 20 anni, vorrei parlarne adesso. Gli Spasulati non sono quelli da sigarette, piantagioni, Mac Mac e roba varia. Assieme ai suoi contemporanei Peppa Marriti, sono tra le band autoctone più premiate. Un enorme versatilità tra reggae, ska, patchanka e molto altro ancora, fanno di loro un perno della musica reggae arbereshe anni 2000-2010 che ancora oggi si ascolta. Voto:10

  • raster 18 anni fa Rispondi

    Io invece trovo che questo sia uno dei migliori dischi reggae/patchanka del 2006. Personalmente, riesco ad ascoltarlo per molto più di 20 minuti :)

    Ad ogni modo, chiunque può andare su spasulatiband.it ed ascoltare delle clip audio, per capire di cosa si parla...