Copertina psichedelica degna di un demo degli Ozric Tentacles, all'interno, foto agresti in mutandoni, stile Jethro Tull d'annata, la musica, un intruglio English rock con tratti psichedelici e progressive con voce monocorde.
Acyl³ spiazzano parecchio: non manca la simpatia, ma in sede d'ascolto le canzoni coi loro suoni retrò e folkeggianti rasentano a volte la noia, anche se non si può negare loro un certo fascino. Sta di fatto, che infilano in ogni canzone questa chitarra ritmica elettrica con suono pulito, che col suo "grattuggiare" finisce col diventare terribilmente tediosa, in altri tratti, fortunatamente, questa costante presenza è missata più bassa, e lascia spazio alle tastiere e a tutta una seria di piccole sperimentazioni rumoristiche, figlie probabili di qualche appassionata manipolazione di strumenti vintage. Esempio: con "Bird song" coi suoi oltre 10',e la suite finale "Fuori a respirare" (oltre il quarto d'ora) i richiami a psichedelia e soprattutto al prog inglese non sembrano fuori luogo, ma se da un lato si apprezzano il piano etereo e i tappeti hammond, dall'altro ritorna ancora questa chitarrina ritmica spruzzata di chorus che stronca le azioni - altrimenti in netto rialzo - del gruppo nella borsa Rockit.
"La poderosa" gode di un pregevole richiamo a Neruda, salvo poi scivolare ancora su quel sound datato ma che supponiamo comunque trovi ancora adepti lungo la penisola. Nel caso in oggetto, rimane il dubbio se questi 70 e passa minuti di musica non siano che un divertissement di un gruppo di trentenni piemontesi, oppure qualcos'altro, un'intelligente ricerca in un panorama di bands che suonano tutte terribilmente simili, o forse ancora semplicemente un onesto sforzo per fissare su CD una serie di canzoni a lungo studiate e suonate, senza eccessive ulteriori pretese.
Strambi e fuori tempo, ora affascinanti ora noiosi.
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La recensione The day of the broken dreams di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2000-02-21 00:00:00
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