Piccole storie semplici di periferia, la periferia emiliana che negli anni 90 ha portato tanti successi. Semplicità contrapposta alla banalità e leggerezza per combattere la superficialità.
Quasi mai è l'ultima fatica discografica (la prima da solista) di Luca Mazzieri, chitarrista, cantautore e produttore modenese con tanta gavetta alle spalle e migliaia di chilometri sui palchi di mezzo mondo.
Si tratta di una raccolta di sette canzoni che si muovono nel solco del pop cantautoriale italiano. Sono sette piccole storie di periferia, di periferia emiliana che si ispirano al proto it pop "inventato" da un conterraneo, Luca Carboni, ma con una strizzatina d'occhio anche a Lucio Dalla o alla musica di Lou Reed.
C'è dentro ironia, spontaneità e veracità tipiche del territorio e il bisogno di raccontare delle piccole cose, piccole ma tutt'altro che banali, leggere ma tutt'altro che superficiali.
Musicalmente parlando l'ensemble è molto standard, con basso batteria, chitarre, tastiere e voce.
La sezione ritmica appare sempre molto essenziale nelle idee e nelle figurazioni ritmiche, perfettamente in griglia come richiede il pop di oggi, con dei suoni però ben bilanciati ed equalizzati. I piatti non risultano mai troppo acidi, così come forse l'attacco del kick è rimasto un po' più sotto del dovuto. Il basso elettrico ha un suono bello rotondo e cicciotto il giusto, le armoniche superiori sono state enfatizzate per permettere allo strumento di uscire fuori e farsi spazio anche passando attraverso device come smartphone e cassettine bluetooth.
Le chitarre fanno la differenza e sono chiamate a dare il cambio di passo agli arrangiamenti. Le acustiche sono brillanti e calde allo stesso tempo e ad ascoltare bene si trova sempre una frase, un riff o un arpeggio che fanno struttura e arrangiamento in mezzo agli immancabili strumming riempitivi e sempre benvenuti. Le chitarre elettriche passano dal clean all'overdrive, senza mai eccedere in gain e riescono a tracciare linee e incastri melodici tutti da scoprire.
Pianoforti e tastiere sono lì per riempire e incollare il sound generale e, nel caso del pianoforte, a dare un tocco di intimità maggiore. Magiche note di armonica a bocca ogni tanto si fanno sentire alternandosi alla voce.
La voce è, come sempre, un capitolo a parte. Il timbro è riconoscibilissimo e ricorda ora la vocalità del primo Bennato, ora le cadenze sbilenche di Brunori. L'intonazione è sempre ottima, l'interpretazione è credibile e ricca di pathos pur restando leggera e mai teatrale. I testi sono frutto di un lavoro di asciugamento sapiente da ogni retorica tipica del cantautorato classico e si mantiene sull'informale, quasi didascalico per non appesantire mai l'equilibrio generale.
In conclusione Quasi mai è un disco come non se ne fanno più. Uno di quei dischi che stupiscono senza bisogno di grandi effetti speciali, che ti ammaliano con la semplicità che oggi ha lasciato posto alla banalità o alla brutalità immotivata dei testi e l'impoverimento degli arrangiamenti. Si tratta di un lavoro artigianale e dunque fatto con accortezza e intelligenza. L'ascolto risulta fluido, fresco e si presta ad essere canticchiato grazie alle sue linee melodiche molto melodiche. Le carte per poter essere passato spesso e volentieri in radio ci sono tutte, il resto è, come sempre, fortuna. Noi incrociamo le dita e ci speriamo vivamente!
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La recensione Quasi mai di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-10-22 12:06:53
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